Tappa
conclusiva del progetto tripartito dedicato al giovane Arno, Je
flotterai sans envie
riporta come data di uscita il 2008 ma a conti fatti potrebbe stare
benissimo prima di Compilation,12 instants d’amour non partagé
(2007) e Vosges
(2006, il più breve e sperimentale del trio). Questo perché qui si
consuma l’effettivo distacco tra Frank
Beauvais e la sua imberbe fiamma, anzi, più che distacco quello di
Arno è un progressivo sottrarsi, sfuggire, scappare via, e in un
tale movimento di fuga anche il cinema ne esce con le ossa rotte. L’idea del regista francese era infatti di coinvolgere il ragazzo in un
non ben specificato percorso, tuttavia, pur provandoci a più
riprese, il film rimane nell’area delle velleità e a Beauvais non
resta che constatare di come anche la sua relazione, esattamente come
l’opera che ha in mente, è destinata al fallimento. Il parallelo
tra la liaison impossibile e il manufatto continuamente interrotto è
piuttosto interessante per modi, tempi ed anche a conclusioni a cui
si giunge, perché comunque, a prescindere da tutto, qualcosa viene a
galla, ovvero I’ll Be Floating...,
il mediometraggio in oggetto, così come anche del rapporto tra i
due, seppur reciso e addirittura rifiutato da Arno, permane della
brace che non riesce a spegnersi completamente.
Mi
ripeterò ma queste produzioni giovanili di Beauvais (e anche quella
più recente: Just Don’t Think I’ll Scream,
2019) mi ricordano molto l’approccio di Vincent Dieutre, in
aggiunta ci metterei anche un po’ di João Pedro Rodrigues (forse
sono influenzato dalla location portoghese) per la capacità di
ricamare sulla realtà nonostante l’impianto generale risulti
ancora leggermente grezzo. L’aspetto da videodiario che emerge
accusa i quasi tre lustri sul groppone, qualche scelta tecnica
inoltre appare un filo datata (mi riferisco per esempio al fatto di
accelerare alcune sequenze) però credo sussista una coerenza tra le
immagini ed il corrispettivo narrativo costituito soltanto da
dialoghi fuori campo tra i due protagonisti, cioè c’è un legame
tra l’estetica ed il flusso di parole che arriva alle nostre
orecchie, e non tanto in termini didascalici quanto nei sentimenti
che vengono espressi. Peccato che gli ultimi dieci minuti siano
incentrati su un monologo di Arno sull’amore che non mi ha
convinto in pieno, povero Frank poi friendzonato da un pischello ma
le sue competenze professionali rimangono valide, Beauvais è per me
un valido autore che va approfondito.
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