Anche se non era la prima volta, aveva paura, non si sarebbe sentita pronta per un evento del genere; spiegò le istruzioni, dentro c’erano parole difficili come gonadotropina corionica o trofoblasto, non le importava molto, sapeva bene come funzionava.
Si sfilò le mutandine e posizionò il bastoncino sotto il getto di urina mentre si guardava le unghie dei piedi, sarebbe dovuta passare dall’estetista un giorno di questi.
Quando ebbe finito non sbirciò immediatamente il risultato ma posò il bastoncino sulla lavatrice, avrebbe controllato dopo un buon caffè accompagnato da una sigaretta. Prima di uscire dal bagno si mise di profilo davanti allo specchio e tirò su la vestaglia trasparente fino al seno, sembrava tutto in ordine.
Prima di accendersi una Camel light mise su la caffettiera, poi si stese sul divano sfogliando l’ultimo numero di Vanity Fair. Neanche il tempo di arrivare a pagina dieci, si addormentò.
Sognò di un pozzo dal quale provenivano dei lamenti, e lei scrutava nel buio alla disperata ricerca di un qualcosa che le sfuggiva, ma, nella dimensione onirica, allo stesso tempo le apparteneva, allora cominciò a tirare la corda alla cui estremità era legato un secchio, e più tirava e più il secchio si faceva pesante, quando ormai era giunto in superficie, il caffè che ribolliva sul fuoco la svegliò di soprassalto.
Finito il caffè decise che era giunto il momento, si fece coraggio ed entrò in bagno.
Il bastoncino la attendeva posato sulla lavatrice.
Si ricordò anni fa un situazione del genere, in cui Uno, che ancora non era impotente, aspettava impazientemente il risultato del test camminando nervosamente per il corridoio.
Altri tempi.
Adesso Altra rischiava di avere un bimbo in grembo, figlio di una qualche ombra che era passata nel suo letto. Provò una tristezza immensa, cosa gli avrebbe detto da grande? Tuo padre è stato ucciso da quel signore che vive nella tua stessa casa, che mangia al tuo stesso tavolo, che dorme insieme alla donna che ti ha partorito. No, aveva ancora un cuore da qualche parte, avrebbe abortito.
Prese il bastoncino, sopra c’era una linea blu.
Si sfilò le mutandine e posizionò il bastoncino sotto il getto di urina mentre si guardava le unghie dei piedi, sarebbe dovuta passare dall’estetista un giorno di questi.
Quando ebbe finito non sbirciò immediatamente il risultato ma posò il bastoncino sulla lavatrice, avrebbe controllato dopo un buon caffè accompagnato da una sigaretta. Prima di uscire dal bagno si mise di profilo davanti allo specchio e tirò su la vestaglia trasparente fino al seno, sembrava tutto in ordine.
Prima di accendersi una Camel light mise su la caffettiera, poi si stese sul divano sfogliando l’ultimo numero di Vanity Fair. Neanche il tempo di arrivare a pagina dieci, si addormentò.
Sognò di un pozzo dal quale provenivano dei lamenti, e lei scrutava nel buio alla disperata ricerca di un qualcosa che le sfuggiva, ma, nella dimensione onirica, allo stesso tempo le apparteneva, allora cominciò a tirare la corda alla cui estremità era legato un secchio, e più tirava e più il secchio si faceva pesante, quando ormai era giunto in superficie, il caffè che ribolliva sul fuoco la svegliò di soprassalto.
Finito il caffè decise che era giunto il momento, si fece coraggio ed entrò in bagno.
Il bastoncino la attendeva posato sulla lavatrice.
Si ricordò anni fa un situazione del genere, in cui Uno, che ancora non era impotente, aspettava impazientemente il risultato del test camminando nervosamente per il corridoio.
Altri tempi.
Adesso Altra rischiava di avere un bimbo in grembo, figlio di una qualche ombra che era passata nel suo letto. Provò una tristezza immensa, cosa gli avrebbe detto da grande? Tuo padre è stato ucciso da quel signore che vive nella tua stessa casa, che mangia al tuo stesso tavolo, che dorme insieme alla donna che ti ha partorito. No, aveva ancora un cuore da qualche parte, avrebbe abortito.
Prese il bastoncino, sopra c’era una linea blu.