Premesso che per affrontare la vastità di un movimento religioso strettamente collegato ad eventi storici ci vorrebbe una preparazione che di sicuro non si può trovare in un documentario, io continuo a tenere vivo lo spazio virtuale che state leggendo non per fare una piatta descrizione degli argomenti trattati da un film (cosa avvenuta nel paragrafetto sopra), ma per segnalare dei film che, come ha detto Vanni Santoni riferendosi a dei testi letterari indispensabili per chi ha in testa di fare lo scrittore, “hanno strappato territori nuovi all’inesistente”. Un tempo, il tempo di Jesus Camp ad esempio, non mi importava troppo della grammatica e della sintassi nel cinema, non ci pensavo, ero abbindolato dal racconto in superficie, poi, affinando lo sguardo, l’azione di potatura dell’inessenziale ha fatto sì che il metodo divenisse il centro delle mie attenzioni. E quindi che dire di One of Us che è un prodotto targato Netflix e che quindi ha una composizione settata per essere accessibile dal vasto pubblico? Nulla, è ordinaria amministrazione, è confezione uguale ad infinite altre, non vi è ricerca strutturale né l’impiego di soluzioni che possano far uscire l’opera dalla consuetudine. Non voglio passare per un cine-talebano (o un cine-chassida giacché siam qua) perché di bellezza ce ne può essere anche in oggetti che non per forza se ne stanno in frontiera, e infatti One of Us non lo giudicherei brutto, solo che non è molto e neanche abbastanza, è giusto uno step oltre il medio intrattenimento.
lunedì 28 novembre 2022
One of Us
lunedì 21 novembre 2022
Absurdo žmonės
Cosa ho gradito meno, ma che comunque non rappresenta un male incurabile vista l’inesperienza del regista, è il voler affidarsi alla scrittura per provocare uno shock spettatoriale. L’elemento esploitativo si configura in un episodio di necrofilia, sicuramente un’immagine forte e d’impatto, però non necessaria. Fino a quel momento le cose erano andate benone perché il corto, senza fornire alcuna informazione, aveva operato nell’area della suggestione: l’atmosfera da inverno nucleare, la neve-fuliggine, i muri scrostati, il continuo tremore del tizio, il cadavere inscaccato, erano ingredienti che permettevano ad Absurdo žmonės di essere un ottimo diffusore di ansia, ma si è voluta sovraccaricare la situazione con un trauma diretto e frontale, peccato, ciò non toglie che si è acceso un interesse verso Matulevičius e se sarà possibile sono convinto che tornerà nuovamente a farci visita.