Dici Fulci e dici un pezzo del cinema italiano. Poi attingendo dalla fonte di conoscenza del nostro tempo (wikipedia) scopri che è stato anche sceneggiatore, attore, produttore, scrittore e autore di canzoni famosissime. Insomma un’artista a tutto tondo.
Tra gli anni '70 e '80 Fulci si cimenta con il genere giallo, avendo in precedenza sondato i territori delle commedia e dei spaghetti-western, e proprio da quella magica decade arriva questo Non si sevizia un paperino (1972), titolo strambo per un film morboso e intrigante. Il cast è di tutto rispetto per quel tempo, Thomas Milian (irriconoscibile senza barba e berretto); Florinda Bolkan che aveva già lavorato con Fulci in Una lucertola con la pelle di donna (1971); e la splendida Barbara Bouchet indimenticabile attrice della commedia erotica italiana.
Accendura. Un paesino immaginario del sud Italia che viene sconvolto dalla morte di quattro bambini tutti uccisi in circostanze misteriose. Mentre si susseguono i colpi di scena sui principali indiziati la verità che viene a galla è tanto sconvolgente quanto inaspettata.
L’ambientazione atipica rende questo film un giallo non convenzionale per i canoni del tempo. E proprio questo paesino arroccato sulle montagne trasmette un’atmosfera malsana i cui abitanti sono sopraffatti dalla superstizione religiosa e dall’ignoranza che mutua in paurasfociando in una violenza magistralmente immortalata da Fulci.
Fulci, appunto.Ho letto che molti considerano Non si sevizia un paperino come il suo capolavoro, un punto di riferimento per il cinema di genere italiano. Devo ancora conoscerlo bene questo regista romano, ho visto solo due suoi film, ma in entrambi ho colto una “pulizia” che non saprei bene come spiegare, ho avuto come la sensazione che tutti gli elementi tecnici che compongono un film siano dosati nella maniera giusta, riuscendo a creare prodotti di alta qualità, anzi di alta classe oserei dire. Basta prendere la sequenza dove viene uccisa a bastonate la Maciara accompagnata dalla voce di Ornella Vanoni con Quei giorni insieme a te. Il contrasto tra ciò che si vede e ciò che si sente è prepotente, eppure non si riesce a togliere gli occhi dallo schermo, e quando la donna muore sul ciglio della strada, con le macchine indifferenti che le sfrecciano accanto non sentivo più la musica ma quasi percepivo il dolore di una donna uccisa ingiustamente, uccisa dall’ignoranza.
La caratteristica che più mi ha colpito è la totale assenza di personaggi positivi. Escludendo ovviamente l’assassino che è un figlio di buona donna, anche la Maciara seppur uccisa ingiustamente pratica riti voodoo contro i bambini; senza scordare la Bouchet, che per buona parte del film si aggira per il paese come una sorta di eterea presenza, ha tendenzediciamo pedofile o pseudo tali; e pure il giornalista Martelli (Thomas Milian), forse sarò pazzo, ma durante l’azzuffamento finale appoggia le mani sui seni della piccola Malvina. Questo pessimismo si incastra in una cornice dai toni “gialli” che accentua ancora di più l’innocenza dei bambini nei confronti degli abitanti del paese.
Forse il peso degli anni che si porta addosso fa sì che non sia difficile intuire chi sia l’assassino, però rimane una pellicola molto affascinante per l’ambientazione e i temi trattati che esulano dai classici film di genere di quegli anni.
Due piccole osservazioni: la scelta di mettere sopra le scene del linciaggio una canzone d’amore è stata riproposta anche in Cannibal Holocaust (1980) sempre dal compositore Riz Ortolani.
Il colpevole che precipita giù dalla montagna è la prima scena di Sette note in nero (1977).
Tra gli anni '70 e '80 Fulci si cimenta con il genere giallo, avendo in precedenza sondato i territori delle commedia e dei spaghetti-western, e proprio da quella magica decade arriva questo Non si sevizia un paperino (1972), titolo strambo per un film morboso e intrigante. Il cast è di tutto rispetto per quel tempo, Thomas Milian (irriconoscibile senza barba e berretto); Florinda Bolkan che aveva già lavorato con Fulci in Una lucertola con la pelle di donna (1971); e la splendida Barbara Bouchet indimenticabile attrice della commedia erotica italiana.
Accendura. Un paesino immaginario del sud Italia che viene sconvolto dalla morte di quattro bambini tutti uccisi in circostanze misteriose. Mentre si susseguono i colpi di scena sui principali indiziati la verità che viene a galla è tanto sconvolgente quanto inaspettata.
L’ambientazione atipica rende questo film un giallo non convenzionale per i canoni del tempo. E proprio questo paesino arroccato sulle montagne trasmette un’atmosfera malsana i cui abitanti sono sopraffatti dalla superstizione religiosa e dall’ignoranza che mutua in paurasfociando in una violenza magistralmente immortalata da Fulci.
Fulci, appunto.Ho letto che molti considerano Non si sevizia un paperino come il suo capolavoro, un punto di riferimento per il cinema di genere italiano. Devo ancora conoscerlo bene questo regista romano, ho visto solo due suoi film, ma in entrambi ho colto una “pulizia” che non saprei bene come spiegare, ho avuto come la sensazione che tutti gli elementi tecnici che compongono un film siano dosati nella maniera giusta, riuscendo a creare prodotti di alta qualità, anzi di alta classe oserei dire. Basta prendere la sequenza dove viene uccisa a bastonate la Maciara accompagnata dalla voce di Ornella Vanoni con Quei giorni insieme a te. Il contrasto tra ciò che si vede e ciò che si sente è prepotente, eppure non si riesce a togliere gli occhi dallo schermo, e quando la donna muore sul ciglio della strada, con le macchine indifferenti che le sfrecciano accanto non sentivo più la musica ma quasi percepivo il dolore di una donna uccisa ingiustamente, uccisa dall’ignoranza.
La caratteristica che più mi ha colpito è la totale assenza di personaggi positivi. Escludendo ovviamente l’assassino che è un figlio di buona donna, anche la Maciara seppur uccisa ingiustamente pratica riti voodoo contro i bambini; senza scordare la Bouchet, che per buona parte del film si aggira per il paese come una sorta di eterea presenza, ha tendenzediciamo pedofile o pseudo tali; e pure il giornalista Martelli (Thomas Milian), forse sarò pazzo, ma durante l’azzuffamento finale appoggia le mani sui seni della piccola Malvina. Questo pessimismo si incastra in una cornice dai toni “gialli” che accentua ancora di più l’innocenza dei bambini nei confronti degli abitanti del paese.
Forse il peso degli anni che si porta addosso fa sì che non sia difficile intuire chi sia l’assassino, però rimane una pellicola molto affascinante per l’ambientazione e i temi trattati che esulano dai classici film di genere di quegli anni.
Due piccole osservazioni: la scelta di mettere sopra le scene del linciaggio una canzone d’amore è stata riproposta anche in Cannibal Holocaust (1980) sempre dal compositore Riz Ortolani.
Il colpevole che precipita giù dalla montagna è la prima scena di Sette note in nero (1977).