Dicono che questo sia il miglior Polselli, dicono.
Pronti via e da una panoramica in un bar chi ti vedo? Il ticchioso di Oscenità (1980) e Mickey Hargitay evvai, la baracconata può avere inizio…
Hargitay è uno psicologo… no, ricominciamo.
Hargitay è il killer… non prendiamoci in giro.
Hargitay è l’attore… per carità.
Hargitay non si sa bene cosa sia, vaga per il film sostenendo di essere uno psicologo ma il suo ruolo non è ben chiaro, secondo me neanche Polselli l’ha capito. Comunque è anche un assassino ma quando viene catturato dalla polizia a causa dei sospetti che gravano su di lui viene uccisa un’altra donna. Chi sarà il nuovo killer?
Ora, si può parlare seriamente di un film in cui c’è un personaggio che si chiama Crocchetta, sosia “bello” di Baccaro, doppiato con un accento “ammeregano” e vestito come un contadino del profondo sud? No non si può. Il bello, o il brutto, è che il Crocchetta, essendo il principale indiziato, si mette sulle tracce dell’assassino e risulta più furbo dei due poliziotti che indossano con grande stile camicie arcobaleno o a pois.
Ma Hargitay è il vero protagonista. Alcuni primi piani sono inquietanti, in certe scene è colto da raptus isterici che producono smorfie degne del miglior Andolfi; si definisce un “folle impotente” e parla di indagini a carattere metereopsichico (?), maltratta la moglie (Rita Calderoni) passandole un “coso” (giuro, non si capisce cosa è) sulla schiena; adesca ragazzine, collabora con la polizia, picchia il Crocchetta, strangola, uccide, insomma ha tutte le credenziali per diventare un mio mito.
Delirio caldo rappresenta l’incursione di Ralph Brown nel giallo italiano, anzi no, è il giallo che entra nel mondo di Polselli. Il mondo da lui creato è a sé stante, ci sono così tante incongruenze nei suoi film che vien quasi da chiedersi se Polselli non ci stia prendendo per il culo. E a proposito di culi, in Delirio Caldo non mancano, fedele alla sua linea, il Nostro infarcisce di zinne e di panari molte scene in cui non ce ne sarebbe il bisogno. Esempio: che senso ha far vedere la cameriera che si masturba? Oppure: la sequenza onirica che vuol dire? Hargitay che si dimena incatenato davanti ad un’ammucchiata lesbo è ridicolo.
Vorrei parlarvi del finale, ma mi son perso da quando è uscito di scena il Crocchetta, anche se poi riappare in cima ad una scala con i poliziotti fricchettoni. Ah, Hargitay alla fine si prende delle frustate al replay che graffiano il suo viso da bellimbusto.
Anche le musiche sono fuori, di testa e dal contesto. Non ce n’è una azzeccata.
Pronti via e da una panoramica in un bar chi ti vedo? Il ticchioso di Oscenità (1980) e Mickey Hargitay evvai, la baracconata può avere inizio…
Hargitay è uno psicologo… no, ricominciamo.
Hargitay è il killer… non prendiamoci in giro.
Hargitay è l’attore… per carità.
Hargitay non si sa bene cosa sia, vaga per il film sostenendo di essere uno psicologo ma il suo ruolo non è ben chiaro, secondo me neanche Polselli l’ha capito. Comunque è anche un assassino ma quando viene catturato dalla polizia a causa dei sospetti che gravano su di lui viene uccisa un’altra donna. Chi sarà il nuovo killer?
Ora, si può parlare seriamente di un film in cui c’è un personaggio che si chiama Crocchetta, sosia “bello” di Baccaro, doppiato con un accento “ammeregano” e vestito come un contadino del profondo sud? No non si può. Il bello, o il brutto, è che il Crocchetta, essendo il principale indiziato, si mette sulle tracce dell’assassino e risulta più furbo dei due poliziotti che indossano con grande stile camicie arcobaleno o a pois.
Ma Hargitay è il vero protagonista. Alcuni primi piani sono inquietanti, in certe scene è colto da raptus isterici che producono smorfie degne del miglior Andolfi; si definisce un “folle impotente” e parla di indagini a carattere metereopsichico (?), maltratta la moglie (Rita Calderoni) passandole un “coso” (giuro, non si capisce cosa è) sulla schiena; adesca ragazzine, collabora con la polizia, picchia il Crocchetta, strangola, uccide, insomma ha tutte le credenziali per diventare un mio mito.
Delirio caldo rappresenta l’incursione di Ralph Brown nel giallo italiano, anzi no, è il giallo che entra nel mondo di Polselli. Il mondo da lui creato è a sé stante, ci sono così tante incongruenze nei suoi film che vien quasi da chiedersi se Polselli non ci stia prendendo per il culo. E a proposito di culi, in Delirio Caldo non mancano, fedele alla sua linea, il Nostro infarcisce di zinne e di panari molte scene in cui non ce ne sarebbe il bisogno. Esempio: che senso ha far vedere la cameriera che si masturba? Oppure: la sequenza onirica che vuol dire? Hargitay che si dimena incatenato davanti ad un’ammucchiata lesbo è ridicolo.
Vorrei parlarvi del finale, ma mi son perso da quando è uscito di scena il Crocchetta, anche se poi riappare in cima ad una scala con i poliziotti fricchettoni. Ah, Hargitay alla fine si prende delle frustate al replay che graffiano il suo viso da bellimbusto.
Anche le musiche sono fuori, di testa e dal contesto. Non ce n’è una azzeccata.
Nessun commento:
Posta un commento