C’era una volta un pelo pubico di nome Pino, che stanco di starsene sempre rintanato nelle mutande decise di vedere com’era fatto il mondo là fuori. Mano a mano che cresceva i suoi compagni lo guardavano con ammirazione, loro erano così piccoli e arricciati, aggrappati alla pelle e a se stessi, che non sarebbero mai riusciti ad andare oltre il totem.
Il totem faceva paura ai piccoli peli, così imponente e pieno di nervature; era piuttosto scorbutico, non parlava mai con loro, si ringalluzziva soltanto quando incontrava una spirale, allora si alzava tutto tronfio e metteva in mostra la sua punta d’avorio rosa. Il linguaggio delle spirali è diverso da quello dei totem, ma tra peli ci s’intende e così i ricciolini della spirale conversavano con quelli del totem, e Pino, che intanto cresceva, disse a loro che era stufo di starsene sempre al buio, voleva vedere la luce.
La voce si sparse in fretta, non c’era pelo o capello che non parlasse di Pino, nacquero dei fan club in tutto il mondo, vennero stampate magliette con la sua faccia, una boy-band gli dedicò una canzone, il papa gli diede la sua benedizione, Mc Donald’s decise di inserirlo come sorpresa dentro l’happy meal, un produttore di Hollywood finanziò un film sulla sua vita, Paris Hilton dichiarò di avere una storia con lui, Gorge Michael disse la stessa cosa, David Becham si tatuò la sua immagine sotto il nome di suo figlio, la Apple ideò il Pino-Pod, Bin Laden si fece riprendere durante un suo messaggio terroristico con indosso la maglietta di Pino, Bush fece la stessa cosa, no, non l’attacco terroristico cari lettori, ma la maglietta, la Fiat lanciò sul mercato un’utilitaria col suo nome, su alcune banconote fu stampata la sua foto, e mille altre cose ancora.
Pino, il pelo ribelle, stava diventando un Dio.
Un giorno però il suo padrone si accorse che stava crescendo troppo, così con una sforbiciata lo tagliò. Mentre cadeva inesorabilmente verso il basso vide il totem sghignazzare sbeffeggiandolo con la sua capocchia, e i suoi amici peli abbracciarsi tra loro disperati. Anche il mondo pianse per lui, ma solo fino a quando si sparse la voce di un gattino cinese che sapeva dire l’alfabeto cirillico al contrario.
Il totem faceva paura ai piccoli peli, così imponente e pieno di nervature; era piuttosto scorbutico, non parlava mai con loro, si ringalluzziva soltanto quando incontrava una spirale, allora si alzava tutto tronfio e metteva in mostra la sua punta d’avorio rosa. Il linguaggio delle spirali è diverso da quello dei totem, ma tra peli ci s’intende e così i ricciolini della spirale conversavano con quelli del totem, e Pino, che intanto cresceva, disse a loro che era stufo di starsene sempre al buio, voleva vedere la luce.
La voce si sparse in fretta, non c’era pelo o capello che non parlasse di Pino, nacquero dei fan club in tutto il mondo, vennero stampate magliette con la sua faccia, una boy-band gli dedicò una canzone, il papa gli diede la sua benedizione, Mc Donald’s decise di inserirlo come sorpresa dentro l’happy meal, un produttore di Hollywood finanziò un film sulla sua vita, Paris Hilton dichiarò di avere una storia con lui, Gorge Michael disse la stessa cosa, David Becham si tatuò la sua immagine sotto il nome di suo figlio, la Apple ideò il Pino-Pod, Bin Laden si fece riprendere durante un suo messaggio terroristico con indosso la maglietta di Pino, Bush fece la stessa cosa, no, non l’attacco terroristico cari lettori, ma la maglietta, la Fiat lanciò sul mercato un’utilitaria col suo nome, su alcune banconote fu stampata la sua foto, e mille altre cose ancora.
Pino, il pelo ribelle, stava diventando un Dio.
Un giorno però il suo padrone si accorse che stava crescendo troppo, così con una sforbiciata lo tagliò. Mentre cadeva inesorabilmente verso il basso vide il totem sghignazzare sbeffeggiandolo con la sua capocchia, e i suoi amici peli abbracciarsi tra loro disperati. Anche il mondo pianse per lui, ma solo fino a quando si sparse la voce di un gattino cinese che sapeva dire l’alfabeto cirillico al contrario.
veramente bizzarro
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