Le scale che conducevano all’appartamento di Andrea erano talmente strette da essere percorse obbligatoriamente in fila indiana. I gradini lerci, sbriciolati dal tempo e dal continuo passaggio, si arrampicavano stancamente fino all’ultimo piano dove si trovava la stanza.
“Benvenuto nella suite residenziale cocco, inizia a spogliarti…”
Nella camera aleggiava un’aria pesante complice anche l’arredamento antiquato e spessi tendoni rossi che non facevano filtrare neanche un filo di luce.
Uno si guardò intorno: ”No, spogliati prima te…”
“Va bene basta che ci sbrighiamo però.” Andrea si tolse in un lampo il vestitino di pajette mettendo in mostra il seno siliconato ed un pene esile e lungo. “Che hai da guardare? Non ne hai mai visto uno a parte il tuo? Avanti togliti quel vestito da impiegato statale.”
“Sdraiati a letto per favore.” Uno aprì la sua valigetta, dentro c’erano un centinaio di matite H7, tutte accuratamente temperate, e tre paia di manette.
“Te lo dico bello, con quelle fanno 100 bigliettoni in più, la roba sadomaso non mi piace, ma sono una persona di sani principi per cui sul lavoro do il cento per cento, oh ma ti spogli o no?”
Uno immobilizzò le mani di Andrea alla spalliera del letto e legò i piedi tra loro con l’ultimo paio di manette che gli rimanevano, poi accarezzò la coscia del travestito e con quasi le lacrime agli occhi disse: ”Io non sono cattivo, te lo giuro, mia moglie è incinta di un altro uomo...ti prego perdonami...”
“Ma cosa stai dicendo?”
In una frazione di secondo Uno piantò due matite nelle orecchie di Andrea, giù lungo il condotto uditivo fino a conficcare la punta affilata nella membrana del timpano.
Il trans cacciò un urlo disumano.
“Perdonami...ti supplico di perdonarmi, tu non sei un’ombra...abbi pietà di me…” Poi prese un’altra coppia di matite e appoggiò la punta di esse sulle narici, con un movimento repentino della mano le incuneò su per le cartilagini del naso. Dagli occhi di Andrea uscirono lacrime di sangue.
“Dio con la tua bontà infinita perdonami. Perdonami te lo chiedo in ginocchio.” Intanto infilzava le matite sotto le unghie del travestito staccandole dalla pelle.
Nonostante Andrea fosse ormai privo di sensi quando Uno cominciò a masturbarlo i corpi cavernosi all’interno del suo pene riuscirono ancora a trattenere il sangue arterioso facendogli raggiungere un’erezione sufficiente.
La disperazione di Uno si tramutò in rabbia mentre con la sua mano andava su e giù: ”Perché a te sì, perché ? Brutto pervertito di merda, adesso ti faccio vedere io, così impari a prenderti gioco di me!”
Questa volta prese la matita più appuntita.
La infilò di prepotenza con la mano destra nell’imboccatura dell’uretra, mentre con la sinistra teneva fermo il pene, e intanto rideva, come il giorno del massacro, anzi forse di più, ora si sentiva davvero vivo, non era male uccidere una non-ombra.
Prima di uscire dalla stanza prese il pacchetto di multifilter del travestito, aveva finito le sue sigarette.
Nella camera aleggiava un’aria pesante complice anche l’arredamento antiquato e spessi tendoni rossi che non facevano filtrare neanche un filo di luce.
Uno si guardò intorno: ”No, spogliati prima te…”
“Va bene basta che ci sbrighiamo però.” Andrea si tolse in un lampo il vestitino di pajette mettendo in mostra il seno siliconato ed un pene esile e lungo. “Che hai da guardare? Non ne hai mai visto uno a parte il tuo? Avanti togliti quel vestito da impiegato statale.”
“Sdraiati a letto per favore.” Uno aprì la sua valigetta, dentro c’erano un centinaio di matite H7, tutte accuratamente temperate, e tre paia di manette.
“Te lo dico bello, con quelle fanno 100 bigliettoni in più, la roba sadomaso non mi piace, ma sono una persona di sani principi per cui sul lavoro do il cento per cento, oh ma ti spogli o no?”
Uno immobilizzò le mani di Andrea alla spalliera del letto e legò i piedi tra loro con l’ultimo paio di manette che gli rimanevano, poi accarezzò la coscia del travestito e con quasi le lacrime agli occhi disse: ”Io non sono cattivo, te lo giuro, mia moglie è incinta di un altro uomo...ti prego perdonami...”
“Ma cosa stai dicendo?”
In una frazione di secondo Uno piantò due matite nelle orecchie di Andrea, giù lungo il condotto uditivo fino a conficcare la punta affilata nella membrana del timpano.
Il trans cacciò un urlo disumano.
“Perdonami...ti supplico di perdonarmi, tu non sei un’ombra...abbi pietà di me…” Poi prese un’altra coppia di matite e appoggiò la punta di esse sulle narici, con un movimento repentino della mano le incuneò su per le cartilagini del naso. Dagli occhi di Andrea uscirono lacrime di sangue.
“Dio con la tua bontà infinita perdonami. Perdonami te lo chiedo in ginocchio.” Intanto infilzava le matite sotto le unghie del travestito staccandole dalla pelle.
Nonostante Andrea fosse ormai privo di sensi quando Uno cominciò a masturbarlo i corpi cavernosi all’interno del suo pene riuscirono ancora a trattenere il sangue arterioso facendogli raggiungere un’erezione sufficiente.
La disperazione di Uno si tramutò in rabbia mentre con la sua mano andava su e giù: ”Perché a te sì, perché ? Brutto pervertito di merda, adesso ti faccio vedere io, così impari a prenderti gioco di me!”
Questa volta prese la matita più appuntita.
La infilò di prepotenza con la mano destra nell’imboccatura dell’uretra, mentre con la sinistra teneva fermo il pene, e intanto rideva, come il giorno del massacro, anzi forse di più, ora si sentiva davvero vivo, non era male uccidere una non-ombra.
Prima di uscire dalla stanza prese il pacchetto di multifilter del travestito, aveva finito le sue sigarette.
Fuori era ormai notte fonda, un freddo venticello asciugò il sudore sulla sua fonte. Cosa avrebbe raccontato ad Altra per questo ritardo? Mentre pensava ad un risposta credibile si incamminò verso casa.
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