Lamberto Bava dovrebbe avere nel dna la paura. Saperla infondere, ovviamente.
Ho visto poco di lui per poter giudicare (Macabro, 1980 e Ghost Son, 2006), ma da quel poco non credo di bestemmiare se dico che è lontano da suo padre, e parecchio.
Eppure Body Puzzle non è mica male.
Nel '92 la decade d’oro dei gialli italiani era passata già da un bel pezzo, Bava arriva fuori tempo massimo ma saggiamente inserisce una violenza che non appartiene a questo filone ma è propria dell’ horror nostrano 70-80 che tanto mi piace. Peccato che, A: ho beccato un rippaggio da vhs più sbiadito della Montalcini nella candeggina; B: temo di aver visto la versione deturpata dalla censura che costrinse una ridistrubuzione del film col titolo Misteria.
Beh, che dire (odio quelli che incominciano in questo modo un commento, ma scrivendolo ho avuto l’occasione di rendere pubblica questa mia avversione e soprattutto di guadagnare qualche riga, che tanto poi lo so che nessuno legge quello che c’è scritto, però mi piace darmi una certa forma) il plot è buono, non sarà un thriller di Fincher ma ha la sua dignità. I vari omicidi sono ricchi di inventiva (escluso quello della piscina che è davvero improbabile) come l’assassinio della maestra nella classe di bambini ciechi durante la lettura di una favola con spruzzate di sangue sui volti dei bimbi non vedenti, superlativo.
Ho visto poco di lui per poter giudicare (Macabro, 1980 e Ghost Son, 2006), ma da quel poco non credo di bestemmiare se dico che è lontano da suo padre, e parecchio.
Eppure Body Puzzle non è mica male.
Nel '92 la decade d’oro dei gialli italiani era passata già da un bel pezzo, Bava arriva fuori tempo massimo ma saggiamente inserisce una violenza che non appartiene a questo filone ma è propria dell’ horror nostrano 70-80 che tanto mi piace. Peccato che, A: ho beccato un rippaggio da vhs più sbiadito della Montalcini nella candeggina; B: temo di aver visto la versione deturpata dalla censura che costrinse una ridistrubuzione del film col titolo Misteria.
Beh, che dire (odio quelli che incominciano in questo modo un commento, ma scrivendolo ho avuto l’occasione di rendere pubblica questa mia avversione e soprattutto di guadagnare qualche riga, che tanto poi lo so che nessuno legge quello che c’è scritto, però mi piace darmi una certa forma) il plot è buono, non sarà un thriller di Fincher ma ha la sua dignità. I vari omicidi sono ricchi di inventiva (escluso quello della piscina che è davvero improbabile) come l’assassinio della maestra nella classe di bambini ciechi durante la lettura di una favola con spruzzate di sangue sui volti dei bimbi non vedenti, superlativo.
Anche la recitazione è decente. Joanna Pacula è la brava protagonista insieme a Tomas Arana, i cui nomi detti così sembrerebbero i classici tizio e caio, ma se googlate vi si apriranno le porte della conoscenza, inoltre c’è Gianni Garko (Sette note in nero, 1977) e Paolo Baroni nel ruolo del caramellaio morto ammazzato che attualmente apre la porta nel programma di Bruno Vespa… mamma mia, su un caso così Vespa ci avrebbe campato cento puntate, con tanto di plastico e summit di “menti” del nostro paese, tipo Sgarbi e la Mussolini.
E funziona anche il finale, ciò che essenzialmente non va è la libertà di Abe, il killer. Praticamente è come un fantasma, entra ed esce da una casa sorvegliata dalla polizia, uccide un tizio dentro ad una piscina, accoltella una maestra dentro ad una scuola, addirittura riesce a fuggire non si sa come da un ospedale con un poliziotto alle calcagna. Realismo zero. Però che finale! Sul fatto che Abe potesse essere il marito ci avevo pensato, certo che quelle ultime immagini con l’inseguimento del killer da parte di Tracy è un colpo di scena magistrale, in pratica Bava tira le fila dell’intrigo lasciando le conclusioni allo spettatore; e forse la componente psicologica è l’aspetto migliore dell’opera perché non viene urlata ma suggerita, ripeto: l’inseguimento finale è rivelatore, il climax della vicenda, lo sdoppiamento e la traslazione delle personalità. Merita una visione solo per questo!
E funziona anche il finale, ciò che essenzialmente non va è la libertà di Abe, il killer. Praticamente è come un fantasma, entra ed esce da una casa sorvegliata dalla polizia, uccide un tizio dentro ad una piscina, accoltella una maestra dentro ad una scuola, addirittura riesce a fuggire non si sa come da un ospedale con un poliziotto alle calcagna. Realismo zero. Però che finale! Sul fatto che Abe potesse essere il marito ci avevo pensato, certo che quelle ultime immagini con l’inseguimento del killer da parte di Tracy è un colpo di scena magistrale, in pratica Bava tira le fila dell’intrigo lasciando le conclusioni allo spettatore; e forse la componente psicologica è l’aspetto migliore dell’opera perché non viene urlata ma suggerita, ripeto: l’inseguimento finale è rivelatore, il climax della vicenda, lo sdoppiamento e la traslazione delle personalità. Merita una visione solo per questo!
quello che stavo cercando, grazie
RispondiEliminaquello che stavo cercando, grazie
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