Schegge.
Di classe pura, visionaria, sanguinolenta, cattiva.
Ma anche cadute sintomatiche del cinema bis italiano.
Sarò cattivo: non è un capolavoro per me. Poi forse è definibile come capolavoro di Fulci, ma non avendo visto tutti i suoi film come posso affermarlo?
Gli stilemi del cinema horrorifico ci sono tutti: un pittore dannato, una casa infestata, un libro maledetto, voci echeggianti, rumori sinistri, morti che risorgono, vivi che muoiono. E poi, in mezzo a questi elementi abusati, dei lampi accecanti. Il primo: vedo un ponte lunghissimo che quasi sembra finire nell’orizzonte, pare un quadro, credo fermamente che lo sia. Poi sbuca un puntino che venendomi incontro si palesa come una macchina. Fulci mi ha fregato. Qui si incontrano Emily e Liza, senza spiegazioni, ma in fondo non ce n’è bisogno, va bene così.
Altro flash. Ancora Emily. La vedo inquieta, sente qualcosa. Si abbassa e dietro di lei appare uno zombi. Poi un altro e un altro ancora, la ragazza cieca è circondata. Urla, grida, sbraita, strilla, ma le parole non fermano gli zombi caracollanti, il suo cane sì, apparentemente. Il buio non mi fa capire, sembra che il pastore tedesco abbia difeso la sua padrona, poi una lama di luce illumina il pelo del cane squarciato da una ferita. Fulci mi ha fregato di nuovo. Poco dopo le sue zanne affondano nella carne di Emily.
Terzo lampo. Sono con Liza e McCabe nell’ospedale. Uomini morti che si alzano dai loro letti, ci circondano, sentono il nostro odore, l’odore della vita. Riusciamo a fuggire mentre le pallottole di McCabe rimbombano nei corridoi della struttura. Ma dopo una scala a chiocciola ci ritroviamo nel seminterrato dell’hotel (Fulci mi ha fregato per la terza volta), con passo lento avanziamo e tra le nebbie che si alzano dalla terra arida scorgiamo corpi di essere umani distesi nella polvere. Ho già visto quell’immagine, in un quadro forse. Non ho il tempo per pensarci, mentre sento il mio nome sibilare nell’oscurità mi accorgo che il buio è entrato dentro di me, e una voce dichiara: “E ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile.”
Se fosse un capolavoro quello che ho scritto sarebbe vero. Mi spiego meglio: è tautologico il fatto che Liza incontri Emily su un ponte deserto, è impensabile affermare che il cane di Emily non ha ucciso la sua padrona, è comprovato che Liza e il dottore finiscono nell’aldilà. Tutto questo è vero. Solo che io non c’ero.
Ho visto L’aldilà con distacco, senza essere trasportato nella storia, cosa che un capolavoro cinematografico solitamente mi fa. Fulci mi ha fregato in più occasioni, sì, ma non mi sento abbindolato, e io adoro farmi abbindolare dai registi! Mi sono sentito uno stupido quando la mdp di Lynch allarga l’inquadratura nel dialogo tra Laura Dern e la barbona in INLAND EMPIRE (2006). La mia bocca ha assunto la forma ad O quando Woo-Jin fa partire la registrazione con Dae-su ai suoi piedi in Oldboy (2003). Questi due esempi per dimostrare che ero coinvolto, che anche io, seppur seduto sul mio lettino nella tranquillità della mia casetta, ero dentro alla pellicola, e lei dentro di me.
Beh, con L’aldilà non è successo, e credo che la “colpa” possa essere ricondotta alla mancanza di ritmo nelle scene di raccordo, alla presenza di dialoghi poco incisivi e alla latitanza in alcuni frangenti di essi, a qualche sfx un po’ datato (vedi i ragni ed il dottore ucciso dalle schegge di una finestra), alla scarsa caratterizzazione dei personaggi (ma questo è un difetto di molti horror anche odierni), e ad alcune facilonerie (come mai una pistola in un ospedale? E soprattutto quanti colpi ha?).
Però che lampi, che schegge impazzite, che flash accecanti di classe! Dal prologo virato seppia all’inferno finale tutto d’un fiato. Ma sì, da vedere.
Di classe pura, visionaria, sanguinolenta, cattiva.
Ma anche cadute sintomatiche del cinema bis italiano.
Sarò cattivo: non è un capolavoro per me. Poi forse è definibile come capolavoro di Fulci, ma non avendo visto tutti i suoi film come posso affermarlo?
Gli stilemi del cinema horrorifico ci sono tutti: un pittore dannato, una casa infestata, un libro maledetto, voci echeggianti, rumori sinistri, morti che risorgono, vivi che muoiono. E poi, in mezzo a questi elementi abusati, dei lampi accecanti. Il primo: vedo un ponte lunghissimo che quasi sembra finire nell’orizzonte, pare un quadro, credo fermamente che lo sia. Poi sbuca un puntino che venendomi incontro si palesa come una macchina. Fulci mi ha fregato. Qui si incontrano Emily e Liza, senza spiegazioni, ma in fondo non ce n’è bisogno, va bene così.
Altro flash. Ancora Emily. La vedo inquieta, sente qualcosa. Si abbassa e dietro di lei appare uno zombi. Poi un altro e un altro ancora, la ragazza cieca è circondata. Urla, grida, sbraita, strilla, ma le parole non fermano gli zombi caracollanti, il suo cane sì, apparentemente. Il buio non mi fa capire, sembra che il pastore tedesco abbia difeso la sua padrona, poi una lama di luce illumina il pelo del cane squarciato da una ferita. Fulci mi ha fregato di nuovo. Poco dopo le sue zanne affondano nella carne di Emily.
Terzo lampo. Sono con Liza e McCabe nell’ospedale. Uomini morti che si alzano dai loro letti, ci circondano, sentono il nostro odore, l’odore della vita. Riusciamo a fuggire mentre le pallottole di McCabe rimbombano nei corridoi della struttura. Ma dopo una scala a chiocciola ci ritroviamo nel seminterrato dell’hotel (Fulci mi ha fregato per la terza volta), con passo lento avanziamo e tra le nebbie che si alzano dalla terra arida scorgiamo corpi di essere umani distesi nella polvere. Ho già visto quell’immagine, in un quadro forse. Non ho il tempo per pensarci, mentre sento il mio nome sibilare nell’oscurità mi accorgo che il buio è entrato dentro di me, e una voce dichiara: “E ora affronterai il mare delle tenebre, e ciò che in esso vi è di esplorabile.”
Se fosse un capolavoro quello che ho scritto sarebbe vero. Mi spiego meglio: è tautologico il fatto che Liza incontri Emily su un ponte deserto, è impensabile affermare che il cane di Emily non ha ucciso la sua padrona, è comprovato che Liza e il dottore finiscono nell’aldilà. Tutto questo è vero. Solo che io non c’ero.
Ho visto L’aldilà con distacco, senza essere trasportato nella storia, cosa che un capolavoro cinematografico solitamente mi fa. Fulci mi ha fregato in più occasioni, sì, ma non mi sento abbindolato, e io adoro farmi abbindolare dai registi! Mi sono sentito uno stupido quando la mdp di Lynch allarga l’inquadratura nel dialogo tra Laura Dern e la barbona in INLAND EMPIRE (2006). La mia bocca ha assunto la forma ad O quando Woo-Jin fa partire la registrazione con Dae-su ai suoi piedi in Oldboy (2003). Questi due esempi per dimostrare che ero coinvolto, che anche io, seppur seduto sul mio lettino nella tranquillità della mia casetta, ero dentro alla pellicola, e lei dentro di me.
Beh, con L’aldilà non è successo, e credo che la “colpa” possa essere ricondotta alla mancanza di ritmo nelle scene di raccordo, alla presenza di dialoghi poco incisivi e alla latitanza in alcuni frangenti di essi, a qualche sfx un po’ datato (vedi i ragni ed il dottore ucciso dalle schegge di una finestra), alla scarsa caratterizzazione dei personaggi (ma questo è un difetto di molti horror anche odierni), e ad alcune facilonerie (come mai una pistola in un ospedale? E soprattutto quanti colpi ha?).
Però che lampi, che schegge impazzite, che flash accecanti di classe! Dal prologo virato seppia all’inferno finale tutto d’un fiato. Ma sì, da vedere.
...o alla produzione tedesca che ha obbligato Fulci a inserire quegli zombie tanto in voga ^^
RispondiEliminaanche a me non è piaciuto tanto, pensavo meglio dato che molti lo definiscono il capolavoro del Maestro, non capisco proprio il perchè... meglio Zombi 2
RispondiEliminaBeninteso, non è affatto male questo Aldilà, ha però alcuni difetti che sommati pesano sul giudizio finale. Zombi 2 non l'ho visto,devo rimediare...
RispondiElimina