domenica 30 novembre 2008

Svezia, inferno e paradiso

Parafrasando Villaggio, Svezia, inferno e paradiso è una cagata pazzesca!
Non posso tirare fuori la solita storia della contestualizzazione come avevo fatto per Mondo Topless (1966), la quantità di boiate proferite da Enrico Maria Salerno è fuori da ogni concezione, anche temporale.

Il tono del doppiatore è sempre supponente, e giudica la vita svedese da un alto piedistallo.
Ora, se la Svezia a quel tempo (1968) fosse stato un paese regredito potrei anche capire (ma non ammettere) l’aria di superiorità che nel documentario di Luigi Scattini si respira, cosa che tra l’altro non avviene neanche in Magia nuda (1975) dove al centro dell’attenzione ci sono riti tribali, ma qui denigrando la vita degli scandinavi si finisce per mettere in evidenza l’arretratezza dell’Italia in quel periodo! Vengono stigmatizzati, ad esempio, i comportamenti di alcune ragazze che si concedono su una barca, e Salerno sottolinea che i loro baci sono senza passione, quasi dei convenevoli… ma perché?
Si screditano gli addii al celibato femminili e il posizionamento di alcuni distributori di preservativi in una città… follia! Il sistema di adozioni sembra una roba da extraterrestri, e un sexy shop viene visto come un antro oscuro e malvagio. Si sottolinea più volte che le donne svedesi sono libere ma infelici (ma perchè?), e che i ragazzi non solo vanno via di casa presto, ma in pratica non ci entrano mai perché da bambini vanno negli asili in quanto le mamme lavorano e non possono accudirli. Che stranezza eh?! Non mancano riferimenti alla droga e alla povertà riconducibili a qualunque realtà europea degli anni 60. Da segnalare anche un parto e uno stupro più finti dei soldi del Monopoli.

Insomma una sequenza di pistolotti che in confronto Ratzinger è un liberale convinto. Fa pensare sul fatto che l’Italia era indietro secoli rispetto ad un paese come la Svezia, e che anche adesso, in particolare nel sistema educativo, abbiamo parecchio terreno da recuperare.
L’unica scena degna di nota è quella nel video, non tanto per quello che si vede ma per ciò che si sente.

2 commenti:

  1. Tu devi guardare il filmato con gli occhi degli spettatori che andavano al cinema negli anni '60. Non puoi giudicare il tono o i commenti dei doppiatori, se non ti immergi sulle norme che regolamentavano il nostro paese o altroi paesi. Quello che per alcuni era tabù o contro-legge, per altri era norma (o normalità). Anche l'inverso, gli stranieri che venivano in Italia, si scandalizzavano per le imprese cafonesche dei ''paparazzi'' o per il modo di vivere la ''dolce vita'' all'italiana, fatta di esibizionismo e consumismo sfrenato. Insomma, quei film che oggi vengono visti come banali, sono dei capolavori d'epoca. Del resto in questi ultimi cinquant'anni il mondo è cambiato parecchio...

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  2. Potrò essere stato superficiale nella trattazione del film, non aver contestualizzato e tutto quello che vuoi ma... "capolavoro d'epoca" Svezia, inferno e paradiso? Ho capito bene? Da un tale giudizio non posso che dissentire.

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