La vita può ricominciare da un long island con poco ghiaccio.
Altra girava veloce i pochi cubetti che affioravano in superficie, Jack, uno che con quel nome non avrebbe potuto fare altro che il barista, strofinava con un panno a quadri rossi il bancone, intorno a lei le solite voci di uomini che parlavano di calcio e di donne, di donne e di calcio, e poi ancora di calcio e di donne, fino a quando Jack non li scacciava via a pedate, loro imprecavano contro di lui promettendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che mettevano piede lì dentro, poi il giorno dopo li ritrovavi al loro posto ad ingurgitare birra e a schiaffare carte sul tavolo.
Altra frequentava quel bar da molto tempo, si sedeva al tavolo e aspettava che qualcuno si avvicinasse, una sigaretta, un drink, ed il gioco era fatto, “la riserva di ombre” scherzava con Uno. Uno…le mancava molto, si chiedeva dove fosse, con chi…avrebbe avuto voglia di baciarlo ma allo stesso tempo di ammazzarlo.
La cannuccia sfrigolò sul fondo, Altra se ne stava per andare quando sentì una voce alle sue spalle: “Vuoi un chewingum?”
Dietro di lei un uomo biondo, sulla quarantina, ben vestito e imbevuto di profumo, il sorriso rivelò dei denti così bianchi che brillavano come i bicchieri dietro a Jack, tra le dita teneva un pacchetto di vigorsol alla menta. “Sono buoni, dai prendine uno!” Ripetè sedendosi vicino ad Altra.
Lei rimase di stucco, pensò che se gli angeli fossero di questa Terra lui sarebbe stato sicuramente uno di essi, sul viso portava qualche ruga, segno di una vita vissuta che gli si rifletteva anche negli occhi, così blu che non basterebbe il mare per descriverli.
“S-sì grazie.” Balbettò Altra.
“Sei davvero bella.”
Non era di certo il primo uomo a dirle una frase così, era così esperta che le bastava vedere uno in faccia per capire cosa le avrebbe detto, ma questa volta era diverso.
“Grazie…” Avrebbe aggiunto “anche tu”, ma non ne ebbe il coraggio.
“È molto tempo che ti vedo in questo bar sai? Probabilmente tu non te ne sarai accorta però io sono sempre stato qua. Ti ammiravo, ogni giorno, e speravo che tu incrociassi il mio sguardo, forse ti sembrerà strano, o forse passerò per uno stupido adolescente ma io, fin dal primo momento che ti ho vista, ho pensato che fossimo fatti l’uno per l’altra.”
In un istante le labbra di Altra si posarono delicatamente su quelle dell’uomo, mentre le sue unghie smaltate gli sfioravano la guancia. Fu un bacio vero per lei, dopo tanto tempo, dato ad una persona e non ad un’ombra.
“Ehi ehi, se volete fare ste cose fatele fuori di qua!” Jack agitava il panno in direzione della porta.
“Ti lascio il mio numero.” Disse l’uomo accarezzandole il viso, poi scrisse alcune cifre su un pezzetto di carta e le diede un bacio sulla guancia. Un secondo dopo era già uscito.
Altra lo vide scomparire in mezzo al fumo e agli schiamazzi dei giocatori di carte, spiegò il fogliettino e notò che l’uomo non aveva lasciato il suo nome.
“Jack! Dammi una penna.” Sopra il numero scrisse una parola in stampatello: ALTRO.
Altra girava veloce i pochi cubetti che affioravano in superficie, Jack, uno che con quel nome non avrebbe potuto fare altro che il barista, strofinava con un panno a quadri rossi il bancone, intorno a lei le solite voci di uomini che parlavano di calcio e di donne, di donne e di calcio, e poi ancora di calcio e di donne, fino a quando Jack non li scacciava via a pedate, loro imprecavano contro di lui promettendo che quella sarebbe stata l’ultima volta che mettevano piede lì dentro, poi il giorno dopo li ritrovavi al loro posto ad ingurgitare birra e a schiaffare carte sul tavolo.
Altra frequentava quel bar da molto tempo, si sedeva al tavolo e aspettava che qualcuno si avvicinasse, una sigaretta, un drink, ed il gioco era fatto, “la riserva di ombre” scherzava con Uno. Uno…le mancava molto, si chiedeva dove fosse, con chi…avrebbe avuto voglia di baciarlo ma allo stesso tempo di ammazzarlo.
La cannuccia sfrigolò sul fondo, Altra se ne stava per andare quando sentì una voce alle sue spalle: “Vuoi un chewingum?”
Dietro di lei un uomo biondo, sulla quarantina, ben vestito e imbevuto di profumo, il sorriso rivelò dei denti così bianchi che brillavano come i bicchieri dietro a Jack, tra le dita teneva un pacchetto di vigorsol alla menta. “Sono buoni, dai prendine uno!” Ripetè sedendosi vicino ad Altra.
Lei rimase di stucco, pensò che se gli angeli fossero di questa Terra lui sarebbe stato sicuramente uno di essi, sul viso portava qualche ruga, segno di una vita vissuta che gli si rifletteva anche negli occhi, così blu che non basterebbe il mare per descriverli.
“S-sì grazie.” Balbettò Altra.
“Sei davvero bella.”
Non era di certo il primo uomo a dirle una frase così, era così esperta che le bastava vedere uno in faccia per capire cosa le avrebbe detto, ma questa volta era diverso.
“Grazie…” Avrebbe aggiunto “anche tu”, ma non ne ebbe il coraggio.
“È molto tempo che ti vedo in questo bar sai? Probabilmente tu non te ne sarai accorta però io sono sempre stato qua. Ti ammiravo, ogni giorno, e speravo che tu incrociassi il mio sguardo, forse ti sembrerà strano, o forse passerò per uno stupido adolescente ma io, fin dal primo momento che ti ho vista, ho pensato che fossimo fatti l’uno per l’altra.”
In un istante le labbra di Altra si posarono delicatamente su quelle dell’uomo, mentre le sue unghie smaltate gli sfioravano la guancia. Fu un bacio vero per lei, dopo tanto tempo, dato ad una persona e non ad un’ombra.
“Ehi ehi, se volete fare ste cose fatele fuori di qua!” Jack agitava il panno in direzione della porta.
“Ti lascio il mio numero.” Disse l’uomo accarezzandole il viso, poi scrisse alcune cifre su un pezzetto di carta e le diede un bacio sulla guancia. Un secondo dopo era già uscito.
Altra lo vide scomparire in mezzo al fumo e agli schiamazzi dei giocatori di carte, spiegò il fogliettino e notò che l’uomo non aveva lasciato il suo nome.
“Jack! Dammi una penna.” Sopra il numero scrisse una parola in stampatello: ALTRO.
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