Mmm e ancora mmm per questo esordio della svedese Lisa Aschan che racconta l’amicizia (e qualcosa di più) tra Emma e Cassandra, due cavallerizze che al di fuori del maneggio sono protagoniste di un ambiguo rapporto. Si mmmeggia perché di film come Apflickorna (2011) ad ogni Festival (nello specifico fu Berlino) ne vengono presentati a nastro, sono pellicole dove non latita un’accuratezza formale che le fa annoverare nella cerchia artistica, ma al contempo se si strizza l’abito estetico a mo’ di lavandaia ciò che sgocciola evapora in un batter di ciglia.
Soprattutto qui, dove le turbe adolescenziali si prendono quel posto al sole occupato di sovente nel cinema, la storia ha un sapore effimero che sul momento può invogliare alla sua fruizione ma che poi, ad un’analisi ex post, lamenta una conformazione senza spunti di rilievo dove a livello globale si sente l’afrore del già raccontato. Insomma, non sarà propriamente un lavoro derivativo, ma ripetitivo qua e là anche sì. Contrapporre due ragazzette dal carattere antitetico, intessere la loro relazione in cui si delineano i contorni della figura forte che sottomette quella debole, per poi ribaltare le posizioni al momento di concludere, è un atto da mano aperta sulla guancia, gomito sul tavolo, ed espressione atona. La legge vuole che le magagne non risiedano nell’argomento, perché Attenberg (2010) naviga in acque piuttosto simili a queste, bensì nell’esposizione, e la Aschan non opera in profondità nell’ordine dei significati, ok la storia del telecomando per il cane che indica una certa inflessibilità di Emma, ma non è che sia una chiave di lettura illuminante, preferendo l’impepatura cutanea con telefonati ammiccamenti saffici e con la sottovicenda della sorellina che in un mondo di adulti assenti (i trasferelli come i tatuaggi dei grandi, il bikini, il balletto, il pagamento del cugino baby-sitter) non sa cosa significhi essere una bambina; onestamente ho trovato questo risvolto (quello della sorellina) più soddisfacente del nodo nevralgico di She Monkeys: che nello sport - in teoria - vincano i meritevoli mentre nella vita i furbetti è una lezioncina che si conosce da tempo e non c’era necessità che venisse ripetuta, anche se bisogna prendere tristemente atto, ad esempio, di come nel nostro Bel Paese l’integrità sportiva sia ormai ridotta ai minimi termini.