sabato 24 novembre 2012

The Danish Poet

Nonostante calchi il suolo canadese dall’età di ventiquattro anni (era il 1982), Torill Kove, nata in una città vicina ad Oslo, intesse d’aplomb scandinavo il suo piccolo film che nel 2007 le fece alzare al cielo la tanto agognata statuetta d’oro. The Danish Poet (2006) è cortometraggio costruito sulla delicatezza dell’insieme, dalla linearità del tratto alla voluta ingenuità di alcuni passaggi (il cane che abbaia non ha prospettiva), dallo storytelling  che accorpa i dialoghi nell’unica voce over alla traccia sentimentale adagiata sulla semplicità.

La tintinnante atmosfera gradevole non appaia questo corto alla maggior parte degli altri lavori che si sono guadagnati il medesimo riconoscimento; il proposito di prefazione, quello orientato ad illustrare i rivoli della casualità esistenziale, si pone su un livello intenzionale vicino (si fa molto per dire) al Van Dormael di Mr. Nobody (2009) [1], e ciò non è dovuto soltanto al fatto che vi è una simile voglia di inerpicarsi su (o giù) per le arzigogolazioni del fato, ma perché il narratore, nei fatti la figlia della coppia in procinto di formarsi, è un testimone ex post dell’unione amorosa. In quanto a carica immaginifica il belga si rivela però ben più prodigo della norvegese, la quale pur avendo libertà totale nella creazione (un conto è girare con attori, un conto quegli attori è partorirli dalla propria mente), si limita nell’intreccio che, date le premesse, poteva e doveva essere molto più… intrecciato. In sostanza era auspicabile un concetto di “reazione a catena” applicato alla trama in modo da far tornare e ritornare gli eventi in un atteso loop che invece non si verifica, se non in un accento contenuto come nel finale dove viene bruscamente introdotto il Lui spinto dalle stesse paturnie del Poeta, ma il corto circuito non è abbastanza forte da provocare un tilt e il film scorre via salutandoci con la manina.
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[1] E quindi anche a tutta la filmografia di Medem. Ma il vero punto è: si possono fare paragoni così sprovveduti? Direi di no.

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