Ad un certo punto Nemo Nobody (N. N., No Name) osserva su uno schermo l’accelerato decomporsi di un cesto di frutta; poco prima, o forse poco dopo, si era visto un topolino morto che progressivamente veniva mangiato da un ammasso di vermi nati dal suo deterioramento.
Decomposizione e ricomposizione. Il film del belga Jaco Van Dormael vive, muore e rivive in un loop senza uscita all’interno di questi due estremi.
Attraverso la stessa matrice nostalgica de L’uomo bicentenario (1999) coadiuvata da una forza dirompente nel voler costruire e ripercorrere un racconto come ne Il curioso caso di Benjamin Button (2008) supportata da un’eguale tendenza a decostruirlo similmente a Synecdoche, New York (2008), riprendendo l’assunto di Sliding Doors (1998), ovvero: UNA scelta comporta sempre UNA conseguenza diversa, ma potenziandolo esponenzialmente con una struttura che richiama il più elementare Lucía y el sexo (2001), Mr. Nobody (2009) è un film che si espande su se stesso come l’universo.
Non c’è una storia, ce ne sono tante. Il big bang che dà origine a tutto è una scelta epocale: stare con la mamma o con il papà. Nello scenario di una soleggiata stazione sta per scriversi il destino di un uomo che è ancora un bambino, e combattuto su quale scelta prendere, Van Dormael, attraverso il cinema, gli permette di scrivere il futuro, o meglio, tanti futuri possibili in cui è nelle possibilità di tornare continuamente indietro, di rifarsi, di ricomporsi, anche dalla morte.
Gli innumerevoli futuri sono guidati da tre direzioni che corrispondono a tre donne diverse, o probabilmente da una sola: Anna, con le quali Nemo divide tre singole vite diverse, ma che a causa di passaggi temporali (dimensionali?) si mescolano inevitabilmente tra di loro come il purè con la salsa. Manifestazioni di spazio e di tempo incerte che dipendono dalla stringa (geniale ed ironico rimando alla Teoria delle suddette) di una scarpa; e in ogni bivio, scorciatoia, ritorno o passaggio al via si incastrano epifanicamente le ossessioni amorose dell’uomo(bambino)-Nemo rese con un palese didascalismo che però non prescinde da una certa ironia di base supportata da una freschezza narrativa che raramente ho incontrato in altri film.
Ma se questa storia si espande come l’universo, allora dovrà avere una fine, un big crunch. E tale data fatidica riecheggia più volte: 12 febbraio 2092. Ovvero l’unico momento di spazio e di tempo che parrebbe certo; non è così. Quando l’ormai ultracentenario Nemo chiude gli occhi, tutto improvvisamente si riavvolge (il fumo torna alla sigaretta, il foglio ritorna bianco) di nuovo al big bang, a quella stazione ferroviaria teatro di una scelta fondamentale. E così anche quello che sembrava l’unico momento certo non era altro che una delle infinite possibilità, delle molteplici pieghe partorite dall’architetto, dalla mente di Nemo bambino che nell’istante prima di scegliere ha composto e decomposto un vortice di mondi differenti.
Mr.Nobody è ben lungi dall’essere perfetto dati i contenuti traboccanti di cui è costituito. Tracimando la sua dedalica essenza segna però un tentativo di cinema a cui è doveroso volgersi, assolutamente.
Decomposizione e ricomposizione. Il film del belga Jaco Van Dormael vive, muore e rivive in un loop senza uscita all’interno di questi due estremi.
Attraverso la stessa matrice nostalgica de L’uomo bicentenario (1999) coadiuvata da una forza dirompente nel voler costruire e ripercorrere un racconto come ne Il curioso caso di Benjamin Button (2008) supportata da un’eguale tendenza a decostruirlo similmente a Synecdoche, New York (2008), riprendendo l’assunto di Sliding Doors (1998), ovvero: UNA scelta comporta sempre UNA conseguenza diversa, ma potenziandolo esponenzialmente con una struttura che richiama il più elementare Lucía y el sexo (2001), Mr. Nobody (2009) è un film che si espande su se stesso come l’universo.
Non c’è una storia, ce ne sono tante. Il big bang che dà origine a tutto è una scelta epocale: stare con la mamma o con il papà. Nello scenario di una soleggiata stazione sta per scriversi il destino di un uomo che è ancora un bambino, e combattuto su quale scelta prendere, Van Dormael, attraverso il cinema, gli permette di scrivere il futuro, o meglio, tanti futuri possibili in cui è nelle possibilità di tornare continuamente indietro, di rifarsi, di ricomporsi, anche dalla morte.
Gli innumerevoli futuri sono guidati da tre direzioni che corrispondono a tre donne diverse, o probabilmente da una sola: Anna, con le quali Nemo divide tre singole vite diverse, ma che a causa di passaggi temporali (dimensionali?) si mescolano inevitabilmente tra di loro come il purè con la salsa. Manifestazioni di spazio e di tempo incerte che dipendono dalla stringa (geniale ed ironico rimando alla Teoria delle suddette) di una scarpa; e in ogni bivio, scorciatoia, ritorno o passaggio al via si incastrano epifanicamente le ossessioni amorose dell’uomo(bambino)-Nemo rese con un palese didascalismo che però non prescinde da una certa ironia di base supportata da una freschezza narrativa che raramente ho incontrato in altri film.
Ma se questa storia si espande come l’universo, allora dovrà avere una fine, un big crunch. E tale data fatidica riecheggia più volte: 12 febbraio 2092. Ovvero l’unico momento di spazio e di tempo che parrebbe certo; non è così. Quando l’ormai ultracentenario Nemo chiude gli occhi, tutto improvvisamente si riavvolge (il fumo torna alla sigaretta, il foglio ritorna bianco) di nuovo al big bang, a quella stazione ferroviaria teatro di una scelta fondamentale. E così anche quello che sembrava l’unico momento certo non era altro che una delle infinite possibilità, delle molteplici pieghe partorite dall’architetto, dalla mente di Nemo bambino che nell’istante prima di scegliere ha composto e decomposto un vortice di mondi differenti.
Mr.Nobody è ben lungi dall’essere perfetto dati i contenuti traboccanti di cui è costituito. Tracimando la sua dedalica essenza segna però un tentativo di cinema a cui è doveroso volgersi, assolutamente.
condivido, non è un film perfetto, ma molto interessante. Il primo tempo è confusionario come pochi film.
RispondiEliminaottima analisi e sono anch'io d'accordo. molta critica l'ha massacrato, ma mi sembra un cinema comunque ricco di idee (magari non tutte originalissime) e vitale.
RispondiEliminacon un aiuto in sceneggiatura per mettere un po' d'ordine nel disordine ci saremmo potuti trovare tra le mani un autentico cult
Forse confusione e disordine potrebbero dissolversi ad una seconda o terza visione. Però non è che Mr. Nobody invogli immediatamente ad un bis, almeno non subito...
RispondiEliminaProbabilmente la gente è così spaventata dal futuro da evitare qualunque congettura...
RispondiEliminaQuesto film rifiutato in ogni dove, anche se riprende un tema analizzato già mille e mille altre volte, è riuscito a trasmettere infine tutta la poesia che racchiude, che sintetizzando, è la poesia della vita.
Nulla si può calcolare o pianificare, perchè per tutti ci sarà nel momento meno opportuno la conseguenza scatenata da un brasiliano disoccupato che sei mesi fa ha fatto bollire un uovo.
Non abbiamo un destino. Siamo solo frutto dell'immaginazione di un bambino (dio) molto indeciso.
Nemo vive e rivive vite differenti per l'incapacità/impossibilità di poter prendere una decisione (anche la moneta sulla quale ha scritto yes/no sui due differenti lati si rifiuta di collaborare scrollandosi di dosso questa responsabilità e cadendo in un tombino).
Ogni scelta sarà dolorosa ed apparrà drasticamente sbagliata. Anche la vita perfetta ("ho fatto di tutto per raggiungere quello che mi ero prefissato e ora che tutto è compiuto, mi annoio a morte").
Così Nemo è torturato per tutte le sue vite dalla maledizione di non saper nuotare (realmente) e affoga ogni volta nel mare della sua disperazione col rimorso di non aver scelto una differente esistenza.
E solo quando a 118 anni starà per morire, capirà davanti al suo passato/ai suoi passati/nessun passato che nessuna strada è sbagliata. Sono tutte giuste. In realtà, basta esistere.
Nemo Nobody, perseguitato dal suo nome.
Nemo (nessuno) Nobody (nessuno), come tu hai citato N.N. (no name) e No-body (nessun corpo). Destinato a non riconoscersi, perchè è solo (come ha già citato qualcuno altrove) un involucro per le emozioni. E quando infine muore (non muore), la morte stessa imploderà come tutte le sue vite, riportandolo al principio, quando la vita ancora deve essere scelta per essere vissuta.
Poche parole ma spiegazione fantastica ;)
EliminaSintesi e spiegazione impeccabili
EliminaOoooh che brava che sei.
RispondiEliminaGuarda che non ci sono molte persone in giro capaci di smembrare un film attraverso un'analisi puntuale ed una scrittura come la tua.
Sei brava, davvero. Tutti sono in grado di vedere un film, ma di quei tutti non sono molti quelli abili a parlarne con cognizione di causa.
Grazie di questo commento, di quelli che hai già lasciato, e di quelli che spero lascerai in futuro.
Questo film l'ho visto solo ieri, e sto ancora elaborando le informazioni. Però mi lusinghi da morire. Probabilmente la mia capacità di analisi è solo quello che i miei amici a 14 anni chiamavano "seghe mentali". Ora mi ritrovo più vecchia e più sola ma con nozioni avanzate di psicologia ed arte per poter giustificare la mia analisi di ogni cosa/pensiero/persona.
RispondiEliminaSono stata molto selettiva e così non ho molte persone con cui parlare, e ancora meno, persone con cui poter parlare di buon cinema. Quindi la soluzione migliore che mi è venuta in mente è quella di insinuarmi in un blog di qualcuno e portare pian piano scompiglio nel suo cervello.
:)
Vediamo quanto tempo ci metto a farmi odiare stavolta XD (non sono un granchè coi rapporti umani).
Buona giornata caro.
Tu saresti stata la donna della mia vita
EliminaTu sei semplicemente geniale.
EliminaPagherei oro per conoscerti di persona e fare una sana chiacchierata.
Beh guarda credo che chiunque apra un blog abbia in sé una discreta dose di misantropia. Almeno, parlando a titolo personale è proprio così. Di conseguenza credo che anche i lettori del suddetto blog abbiano qualche conto aperto col genere umano.
RispondiEliminaMorale finiremo in una casa in mezzo al bosco circondati da gatti.
non è perfetto, ma ricco e generoso sì.
RispondiEliminanon capisci tutto, ma sai che c'è sostanza.
L'opulenza segna i limiti ma anche le qualità (meravigliose). Van Dormael da recuperare.
RispondiEliminaCredo che il significato del film sia proprio da ricercare nelle prime battute in cui si parla della teoria in cui un piccione, pur capendo il meccanismo tasto-cibo, non sa cosa deve fare per ottenerlo e sbatte le ali, credendo di essere lui la causa di tale processo. Così è la vita che ha meccanismi propri incomprensibili e noi con le nostre scelte vrediamo di condizionare. In realtà, nonstante gli affanni, la vita prosegue e quel che conta è semplicemente viverla.
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RispondiEliminaHo deciso di commentare pure io perché ho visto vari che hanno commentato recentemente e mi fa sorridere pensare che ci sono almeno altre 3 persone che hanno recuperato questo film per il mio stesso motivo, hanno cercato di verificare le loro supposizioni confrontandole con quelle del web e sono finiti sullo stesso blog su cui mi trovo ora io. E' una cosa che scalda un poco...
RispondiEliminaPensa a quali temperature mi trovo io che, essendo colui che ha scritto inconsapevolmente quelle righe ben 8 anni fa, si ritrova ancora qualcuno interessato ai propri pensieri su un film. È un bel tepore...
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