Non poteva che arrivare dalla Corea del Sud questo cartone animato (quanto è riduttivo definirlo così?) geniale per contenuti e… contenitore. Già perché la tecnica di animazione utilizzata, di cui non sono riuscito a trovare informazioni in rete e perciò vi dovrete accontentare delle mie ignoranti parole, è originalissima. Ad occhio profano sembrerebbe che i registi, ben 5!, abbiano disegnato su dei cartoncini poi opportunamente collegati, sovrapposti, ritagliati fra loro. Il risultato è esteticamente brutto, strano e straniante, ma anche e soprattutto convincente.Dei contenuti è semplice: una trovata migliore dell’altra.
In pratica c’è questo Mr. Sorry, un omino triste trattato a pesci in faccia, che svolge un lavoro oltremodo ignobile, quello di pulire le orecchie. Il capo dell’azienda ed un medico approfittano della sua debolezza per sottometterlo ad un esperimento che arricchirà l’odioso boss e farà diventare piccolo come una formica il povero protagonista.
Mantenendo una concezione spirituale della vita che spesso ho rintracciato nelle opere dagli occhi a mandorla, anche qui si avverte una verticalità di pensiero, una sublimazione dell’oggetto preso in considerazione sebbene attorniato da un concentrato di cattiverie squisitamente (dis)umane. Ovvero: se da una parte Mr. Sorry è costretto a spalare cerume negli apparati acustici delle persone e venga deriso, umiliato, preso in giro, dall’altra il film si innalza con prepotenza nei territori eterei dell’inconscio, elevando la propria riflessione.
Il non plus ultra della pellicola si sostanzia con la scoperta di quel passaggio jonziano nella testa delle persone che porta all’anima, alle zone imperscrutabili tanto care a Freud. Delizia per gli occhi, dal retrogusto malinconico con paesaggi/passaggi che piacerebbero di brutto a Tim Burton o a Švankmajer.
Altra forza che dà nerbo alla vicenda è la figura della sorella scomparsa che si tramuta in ossessione col passare del tempo. Con un corretto bilanciamento tra la “questione lavoro” e la “questione famiglia” si arriva ad una conclusione in cui i due aspetti si incontrano e precipitano così come doveva essere; in un finale dove mi sento di puntare il dito contro un’eccessiva deriva jappo con qualche eco tsukamotiana nella quale viene mostrata con eccessiva enfasi la bestiale mutazione, ma sono gusti personali, c’è chi potrà apprezzare.
Il pubblico del programma televisivo non dà nessuna possibilità al Mr. Sorry trasformato senza capire che sono stati loro a farlo diventare così, perché come diceva qualcuno: “Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.”
Voi invece date una chanche a questo alter ego di noi stessi, ne ha, ne abbiamo bisogno.
Incredibile a dirsi ma a meno di una mia comunque possibile deficienza, per IMDb The Story of Mr. Sorry non esiste.
In pratica c’è questo Mr. Sorry, un omino triste trattato a pesci in faccia, che svolge un lavoro oltremodo ignobile, quello di pulire le orecchie. Il capo dell’azienda ed un medico approfittano della sua debolezza per sottometterlo ad un esperimento che arricchirà l’odioso boss e farà diventare piccolo come una formica il povero protagonista.
Mantenendo una concezione spirituale della vita che spesso ho rintracciato nelle opere dagli occhi a mandorla, anche qui si avverte una verticalità di pensiero, una sublimazione dell’oggetto preso in considerazione sebbene attorniato da un concentrato di cattiverie squisitamente (dis)umane. Ovvero: se da una parte Mr. Sorry è costretto a spalare cerume negli apparati acustici delle persone e venga deriso, umiliato, preso in giro, dall’altra il film si innalza con prepotenza nei territori eterei dell’inconscio, elevando la propria riflessione.
Il non plus ultra della pellicola si sostanzia con la scoperta di quel passaggio jonziano nella testa delle persone che porta all’anima, alle zone imperscrutabili tanto care a Freud. Delizia per gli occhi, dal retrogusto malinconico con paesaggi/passaggi che piacerebbero di brutto a Tim Burton o a Švankmajer.
Altra forza che dà nerbo alla vicenda è la figura della sorella scomparsa che si tramuta in ossessione col passare del tempo. Con un corretto bilanciamento tra la “questione lavoro” e la “questione famiglia” si arriva ad una conclusione in cui i due aspetti si incontrano e precipitano così come doveva essere; in un finale dove mi sento di puntare il dito contro un’eccessiva deriva jappo con qualche eco tsukamotiana nella quale viene mostrata con eccessiva enfasi la bestiale mutazione, ma sono gusti personali, c’è chi potrà apprezzare.
Il pubblico del programma televisivo non dà nessuna possibilità al Mr. Sorry trasformato senza capire che sono stati loro a farlo diventare così, perché come diceva qualcuno: “Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro.”
Voi invece date una chanche a questo alter ego di noi stessi, ne ha, ne abbiamo bisogno.
Incredibile a dirsi ma a meno di una mia comunque possibile deficienza, per IMDb The Story of Mr. Sorry non esiste.
Sono incuriosita da questo anime. Dove posso trovarlo?
RispondiEliminahttp://www.asiatorrents.com/details.php?id=e770a5370e93ffedd4ed41d096459acb822ca9bc
RispondiEliminaGrazie mille. Ah senti un film d'animazione che ti consiglio di vedere se non l'hai già fatto: Valzer con Bashir. Immagino che tu ne abbia già sentito parlare.
RispondiEliminaRicordo (o almeno credo) di quando passavano il trailer in tivù.
RispondiEliminaTi consiglio di guardarlo.
RispondiEliminascusate la mia ignoranza, ma non riesco a trovare i sottotitoli in italiano, potete darmi una mano? grazie
RispondiEliminaNon li trovi perché non esistono.
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