Grande film questo che va preso per quello che è, ossia una trasposizione, fedele a quanto dicono, di un fumetto, niente di più, niente di meno. Su molti siti ho letto la parola trash affiancata a questo lavoro, niente di più sbagliato a mio avviso perché rimango dell’idea che per “trash” si debba intendere l’imitazione fallita di modelli alti, in
Riki-Oh il regista ha volutamente creato personaggi eccessivi, quasi grotteschi, che compiono azioni soprannaturali oltre i limiti della fisicità, tutto ciò è voluto, e dunque vale un po’ il discorso della Troma che crea film volutamente così e che quindi perdono di ogni valore trashistico.
Attenzione però a non sottovalutare troppo
Riki-Oh riducendolo ad un filmetto di arti marziali splatterose, nel sottotesto c’è una velata critica alla droga. Non per caso la fidanzata di Ricky muore per mano di una banda di tossici, e il detenuto che mostra al protagonista delle foglie di oppio viene scotennato vivo, scatenando la furia di Ricky che brucerà il raccolto all’interno della prigione, facendo incazzare l’ odioso capoccia della prigione.
La struttura del film assomiglia ad un picchiaduro, più si va avanti e più i nemici che Ricky deve affrontare sono tosti, arrivando all’ultimo che addirittura si trasforma in un essere mostruoso ma che farà la fine della carne macinata.
Il film è ambientato interamente in una prigione in cui il direttore si approfitta con i suoi lacchè dei detenuti più deboli, l’arrivo dell’eroe senza macchia e senza paura riporterà la libertà. Ricky è davvero un puro di cuore, pronto a difendere i suoi compagni vittime di angherie di ogni genere (asportazione di occhi per esempio) ma anche a struggersi il cuore ripensando alla sua fidanzata, o a donare il suo flauto ad un ragazzo a cui avevano tagliato la lingua, lo stesso che poi verrà scotennato.
Le scene di lotta sono brevi, e ben presto si arriva allo splatter più estremo, anche se, a mio parere, senza mai essere di cattivo gusto se lo si considera sempre nell’ottica del fumetto. Dal punto di vista della violenza
Riki-Oh è di una potenza disarmante, ogni combattimento è memorabile per una qualche scena gore, casereccia dal punto di vista degli SFX, ma di sicuro effetto. Sfido io a guardare un tizio che cade con l’occhio sopra un chiodo, o Ricky che prima si lega da olo i tendini del braccio e poi viene preso a schiaffi con la bocca piena di lamette da barba, in maniera impassibile.
Pur essendo un prodotto low-budget si riesce ugualmente a cogliere la potenza visiva che solo in oriente hanno. Sono rimasto piacevolmente stupito, in quanto mi aspettavo una mezza cagata, da alcune scene come la colata di cemento all’interno della cella, il tritacarne finale, o il muro distrutto da Ricky alla fine.
Oltre al protagonista troviamo, il direttore della prigione, un panzone circondato da cassette porno con un occhio finto ed un uncino al posto della mano, i suoi quattro scagnozzi esperti in arti marziali che daranno del filo da torcere a Ricky, il capo di tutta la baracca con figlio cicciotto e viziato a seguito, che entra in scena a metà film, il quale rende uno stupido il direttore che fino a quel momento era sembrato un despota, infine i detenuti vittime dei sotterfugi. Tutti questi personaggi, pur non eccellendo in prove attoriali magistrali, o in dialoghi shakespeariani, sono caratterizzati in modo tale che l’eroe venga amato (forza Ricky!) e il nemico venga odiato (fanculo Warden!).
Credo che in Italia non sia mai stato distribuito, esiste una versione doppiata in spagnolo e una con i sottotitoli in inglese (quella che ho visto io), entrambe facilmente rintracciabili a dorso di mulo.