Cinque anni dopo Rosso sangue (1986) Carax ritorna prepotentemente sul grande schermo con Les amants du Pont-Neuf, opera che si prefigura già opulente nel budget, una roba stratosferica: IMDb parla di 28 milioni di dollari, e, ovviamente, anche nella sua compiutezza visti gli eccessi diegetici di questo regista francese.
Assoldata nuovamente la coppia Binoche-Lavant, entrambi perfettamente calati nei loro ruoli, il buon Leos decide di sfrondare tutte quelle ramificazioni che nel precedente film facevano allontanare il discorso dal suo nocciolo, quindi nessuna contaminazione di generi ma occhio di bue ben puntato sul senzatetto Alex e sulla misteriosa Michèle con problemi alla vista.
Questa restrizione argomentativa aumenta sensibilmente se si osserva il setting principale.
Un ponte è di per sé una porzione di spazio che collega, che riduce le distanze, parimenti è un mondo sospeso, senza fondamenta, e mai come in questo caso diventa a-luogo, posto-non-posto, con il Pont-Neuf in ristrutturazione anche la città, una Parigi immonda (“lasciamo che Parigi marcisca!” grida Michèle alla fine) ottimamente delineata nella sequenza d’apertura, resta fuori pur aleggiando con il suo corpo caotico.
Se il concentrato sentimentale diverge da Mauvais sang, su un aspetto invece le due pellicole convergono in maniera sovrapponibile: niente belle statuine, niente facilonerie da soap opera, qui si parla di amore sofferente e di sofferenze d’amore fra due reietti, due scarti della società, due macerie di se stessi.
Eppure, come sottolineato dalla recensione su Cinemasema (link), nell’osservare le disavventure dei protagonisti sullo schermo si percepisce una falsità di fondo, e tale percezione non va presa in maniera negativa, piuttosto come un chiaro intento di intensificare il falso; ciò porta in una direzione che oltre ad essere un senso unico è quasi un vicolo cieco: la mano di Carax si fa sentire e incide pesantemente nell’economia del film tanto da far partorire una domanda: si tratta di compiacimento o meno?
Certo, ci sono sequenze degne del veicolo artistico di cui fanno parte, difficile dimenticare le esplosioni dei fuochi d’artificio mentre i due si rincorrono sul ponte, e altrettanto non si può non ammirare l’inventiva di uno sci acquatico sulla Senna o della porticina del Louvre notturno che Tsai Ming-liang riproporrà nel suo Face (2009), per non dire poi di una miriade di trovate che confermano l’eccentrica visionarietà del regista, su tutte la riduzione fisica dei due innamorati in scala all’immondizia che li circonda (foto). Ma alla domanda di poco fa credo che sia inevitabile rispondere con un sì, o almeno con: un po’. Carax si specchia nel suo estetismo, è un fenomeno ma tende a sovrabbondare, e quando si mettono da parte tutti gli orpelli superflui, il testo che rimane è parecchio scarno, risibile, volatile.
Flop gigantesco ai botteghini se rapportato ai costi di produzione, Gli amanti del Pont-Neuf è manifesto corretto del cinema caraxiano: ricchezza anche quando si parla di povertà, fastosità anche se il set è uno spoglio ponte in rifacimento, sfoggio anche se i personaggi non hanno niente.
Ma se si parla di Amore che succede?
Assoldata nuovamente la coppia Binoche-Lavant, entrambi perfettamente calati nei loro ruoli, il buon Leos decide di sfrondare tutte quelle ramificazioni che nel precedente film facevano allontanare il discorso dal suo nocciolo, quindi nessuna contaminazione di generi ma occhio di bue ben puntato sul senzatetto Alex e sulla misteriosa Michèle con problemi alla vista.
Questa restrizione argomentativa aumenta sensibilmente se si osserva il setting principale.
Un ponte è di per sé una porzione di spazio che collega, che riduce le distanze, parimenti è un mondo sospeso, senza fondamenta, e mai come in questo caso diventa a-luogo, posto-non-posto, con il Pont-Neuf in ristrutturazione anche la città, una Parigi immonda (“lasciamo che Parigi marcisca!” grida Michèle alla fine) ottimamente delineata nella sequenza d’apertura, resta fuori pur aleggiando con il suo corpo caotico.
Se il concentrato sentimentale diverge da Mauvais sang, su un aspetto invece le due pellicole convergono in maniera sovrapponibile: niente belle statuine, niente facilonerie da soap opera, qui si parla di amore sofferente e di sofferenze d’amore fra due reietti, due scarti della società, due macerie di se stessi.
Eppure, come sottolineato dalla recensione su Cinemasema (link), nell’osservare le disavventure dei protagonisti sullo schermo si percepisce una falsità di fondo, e tale percezione non va presa in maniera negativa, piuttosto come un chiaro intento di intensificare il falso; ciò porta in una direzione che oltre ad essere un senso unico è quasi un vicolo cieco: la mano di Carax si fa sentire e incide pesantemente nell’economia del film tanto da far partorire una domanda: si tratta di compiacimento o meno?
Certo, ci sono sequenze degne del veicolo artistico di cui fanno parte, difficile dimenticare le esplosioni dei fuochi d’artificio mentre i due si rincorrono sul ponte, e altrettanto non si può non ammirare l’inventiva di uno sci acquatico sulla Senna o della porticina del Louvre notturno che Tsai Ming-liang riproporrà nel suo Face (2009), per non dire poi di una miriade di trovate che confermano l’eccentrica visionarietà del regista, su tutte la riduzione fisica dei due innamorati in scala all’immondizia che li circonda (foto). Ma alla domanda di poco fa credo che sia inevitabile rispondere con un sì, o almeno con: un po’. Carax si specchia nel suo estetismo, è un fenomeno ma tende a sovrabbondare, e quando si mettono da parte tutti gli orpelli superflui, il testo che rimane è parecchio scarno, risibile, volatile.
Flop gigantesco ai botteghini se rapportato ai costi di produzione, Gli amanti del Pont-Neuf è manifesto corretto del cinema caraxiano: ricchezza anche quando si parla di povertà, fastosità anche se il set è uno spoglio ponte in rifacimento, sfoggio anche se i personaggi non hanno niente.
Ma se si parla di Amore che succede?
me lo ricordo..lo trovai presuntuoso e inutile..pessimo davvero...
RispondiEliminaIo non sono così negativo perché aldilà delle pecche Carax ha un talento straordinario e avercene di registi così.
RispondiEliminaCerto, qua entra in gioco la propria sensibilità: può infastidire, può entusiasmare. Io mi metto a metà strada, e se ci fosse stata più cura in fase di scrittura allora avrei esultato sonoramente.
brazzz, mi dispiace ma io sono dall'altra parte della barricata. Vidi questo film al cinema( uno dei pochi) ed ebbi subito la sensazione di aver visto qualcosa di meraviglioso. E l'ho rivisto un paio d'anni fa in dvd e mi ha travolto ora come allora, in più con l'aggravante del ricordo di un'epoca per me bellissima e irripetibile. Condivido in buona parte quello detto da Eraserhead, Carax è illusione cinematografica allo stato puro( invece di girare sul Pont Neuf per esempio lo ricostruì totalmente in studio) ma è anche passione, è presunzione ma cita con rispetto(ad esempio Vigo per quanto mi riguarda),è visionarietà sfrenata ma è anche poesia intimista come la bellissima sequenza al Louvre in cui Hans accompagna Michéle a vedere un quadro alla luce fioca delle candele...basta la smetto qui con questa menata noiosa ...mi infervoro quando parlo di questo che è un film che mi emozionò come pochi...
RispondiEliminaNessuna menata perché il tuo è sincero entusiasmo. Immagino sia uno di quei casi in cui ogni ragionamento viene superato dal sentimento: bene così! E poi, giusto per ripeterci, amare un film di Carax non è assolutamente un peccato mortale quindi hai tutte le attenuanti del caso. :)
RispondiEliminal'entusiasmo molte volte mi anticipa...questo film mi fa affiorare talmente tanti ricordi che non riesco a trattenermi,spero che brazzz non se la prenda a male se non sono d'accordo col suo giudizio...:-)
RispondiEliminanaaa figurati, brazzz è uomo pensante e accetta le divergenze :)
RispondiEliminaCarax è un'estremista in tempi di mediocrità, non è perfetto ma ha talento e passione, a volte esagera, ma avercene si registi così.
RispondiEliminac'è un apostrofo di troppo:(
RispondiEliminaNon ti preoccupare Ismaele, è il concetto - che condivido - ad essere più importante. Per fortuna che ora Carax è tornato a fare cinema!
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