Ho avuto questa idea - che è stata un’idea stupida – di fare il remake di un film chiamato I Walked with a Zombie di Jacques Tourneur, che girò molti film qui come Cat People, Anne of the Indies, Way of A Gaucho, era un grande artigiano. Ho deciso di fare qualcosa che è rimasto nella mia memoria di quel film; un film che ha zombi, vulcani, fantasmi, donne pazze, cani, strane notti, molta confusione e mistero. Vedrete che non è del tutto uguale a I Walked with a Zombie; è qualcos’altro.
È qualcos’altro. Casa de Lava (1994) non possiede divergenza soltanto verso il film di questo Tourneur che francamente non so chi sia, ma essendo un’opera di Pedro Costa la distinzione nei confronti del “solito” cinema è immediata perché ancora una volta dobbiamo rapportarci con un lungometraggio dal fortissimo carattere autoriale, arricchito da uno stile che è sì minimale ma che al contempo viene esteso e impreziosito da tematiche ardenti (come il magma del vulcano Fogo) sotto l’immobilismo registico.
Vieppiù che preso singolarmente Down to Earth (titolo inglese) possiede elementi di differenziazione anche nei confronti delle due pellicole successive: Ossos (1997) e In Vanda’s Room (2000). Gli scarti, sebbene minimi, non sono da rintracciare tanto nel sottotesto perché ancora una volta il cinema del portoghese si concentra sui reietti e la loro vita durissima (qui sintetizzata nell’ellissi di un salto nel vuoto), quanto nell’atmosfera e in parte anche nell’intreccio tramico.
L’aria è inevitabilmente più solare (ma attenzione alle scene di buio!) perché il sole di Capo Verde dona un tocco esotico alla vicenda, questo non so se depotenzi troppo il fine drammaturgico, ma quel che si avverte è una sorta di allontanamento della morsa realistica in favore di slanci simil-magici con personaggi che sembrano usciti dalla penna di qualche romanziere latino.
In riferimento alla sceneggiatura è vero che Costa ama affidarsi al non detto e in linea di massima lo fa anche qua, tuttavia si sente una certa sofisticazione della tessitura che un po’ a sorpresa annovera una figura assolutamente positiva come Mariana, vero esempio di caritas, e dei rivoli sentimentali che proprio non ci aspettavamo (non solo tra l’infermiera e il figlio della creola, ma tra la creola stessa e Leão).
Tenuto conto di questi aspetti, da una parte la pellicola contiene tutta l’affascinante complessità tipica del portoghese, ma dall’altra presenta più d’uno sfilacciamento che la rende difettosa di compattezza se confrontata alle opere successive, va comunque detto che la materia cinema viene esposta come di consueto alla grande, e ciò allieta non poco.
È qualcos’altro. Casa de Lava (1994) non possiede divergenza soltanto verso il film di questo Tourneur che francamente non so chi sia, ma essendo un’opera di Pedro Costa la distinzione nei confronti del “solito” cinema è immediata perché ancora una volta dobbiamo rapportarci con un lungometraggio dal fortissimo carattere autoriale, arricchito da uno stile che è sì minimale ma che al contempo viene esteso e impreziosito da tematiche ardenti (come il magma del vulcano Fogo) sotto l’immobilismo registico.
Vieppiù che preso singolarmente Down to Earth (titolo inglese) possiede elementi di differenziazione anche nei confronti delle due pellicole successive: Ossos (1997) e In Vanda’s Room (2000). Gli scarti, sebbene minimi, non sono da rintracciare tanto nel sottotesto perché ancora una volta il cinema del portoghese si concentra sui reietti e la loro vita durissima (qui sintetizzata nell’ellissi di un salto nel vuoto), quanto nell’atmosfera e in parte anche nell’intreccio tramico.
L’aria è inevitabilmente più solare (ma attenzione alle scene di buio!) perché il sole di Capo Verde dona un tocco esotico alla vicenda, questo non so se depotenzi troppo il fine drammaturgico, ma quel che si avverte è una sorta di allontanamento della morsa realistica in favore di slanci simil-magici con personaggi che sembrano usciti dalla penna di qualche romanziere latino.
In riferimento alla sceneggiatura è vero che Costa ama affidarsi al non detto e in linea di massima lo fa anche qua, tuttavia si sente una certa sofisticazione della tessitura che un po’ a sorpresa annovera una figura assolutamente positiva come Mariana, vero esempio di caritas, e dei rivoli sentimentali che proprio non ci aspettavamo (non solo tra l’infermiera e il figlio della creola, ma tra la creola stessa e Leão).
Tenuto conto di questi aspetti, da una parte la pellicola contiene tutta l’affascinante complessità tipica del portoghese, ma dall’altra presenta più d’uno sfilacciamento che la rende difettosa di compattezza se confrontata alle opere successive, va comunque detto che la materia cinema viene esposta come di consueto alla grande, e ciò allieta non poco.
di jacques tourneur ti consiglio senz'altro il bacio della pantera (cat people), ho camminato con uno zombie, ma anche le catene della colpa, grande noir
RispondiEliminaGrazie Dantès, sono sempre un po' restio di fronte a film così vecchi per via di una scarsa preparazione personale, ma comunque grazie ancora.
RispondiEliminaricordo che mi avevi detto di averlo visto ed ora eccolo qui, nero su bianco (ehm, in questo caso sarebbe più sensato dire bianco su nero XD), con la fortuna di passare sotto la tua penna analitica. Vedrò volentieri anche questo lavoro di Costa. Quando leggo che è stato girato in modo meno tenebroso, ma al tempo stesso che contiene le stesse tematiche degli altri suoi lavori, non mi sorprendo di certo. Vedi, le miserevoli condizioni di vita, questa sua rappresentazione di persone costrette a convivere con un'emarginazione tale al punto da farti quasi mancare la voglia di vivere, ecco, in mezzo a tutto questo io ci trovo un messaggio ottimista, speranzoso, che invita ad una crescita della popolazione. Vedendo Ossos ho capito che nel cuore del regista portoghese questi argomenti hanno un posto importante e sarà difficile che non vengano presi in considerazione :)
RispondiEliminaTi voglio un po' di bene wayne, i commenti come i tuoi sono la moneta più preziosa per chi ha un blog perché adesso ti posso dire che, che forse avevamo valutato Costa dal punto di vista argomentativo in maniera troppo pessimistica; in effetti Ossos e Vanda sono due lapidi su pellicola, ma in realtà vedendo i suoi altri lavori ho capito che egli in primis è un Regista che ama profondamente il Cinema, e solo dopo lo infarcisce di cose collaterali. Ha fatto di tutto, il suo primo film (O Sangue) è di una perizia estetica che toglie il fiato, un bianco e nero meraviglioso, sembra un film francese, anche se non ho ben chiaro cosa voglia dire. Ma ha anche fatto un documentario che si chiama Où gît votre sourire enfoui? in cui riprende come un fantasma il processo di editing di un vecchio film di due coniugi-registi d'avanguardia (Huillet e Straub) che nella stanza oscura smanettano con moviola e altre varie robe, è un documentario veramente didattico in cui non accade niente ma ti fa toccare il cinema con gli occhi. E poi questo Casa de Lava, film stranissimo, bislacco, sbilenco. Non saprei dire altro.
RispondiEliminaInsomma, non è solo un autore interessato alla denuncia, è trasversale ed è ancorato come un polpo alla "cosa" cinema. Credo sia un grande.
p.s. su youtube c'è il film intero con i sub eng http://www.youtube.com/watch?v=i-vvNKRlSRY