martedì 20 marzo 2012

Agrarian Utopia

Curioso: di tutti film provenienti dalla Thailandia affrontati in questo spazio virtuale – non troppi, ma nemmeno troppo pochi – non ce n’è uno corrispondente all’idea che ormai si è sedimentata nella nostra mente europea. Né Ratanaruang e men che meno Weerasethakul ci hanno fornito un’immagine vacanziera della loro terra, quindi niente mare cristallino, niente turismo e niente puttane.
Anche questo documentario del 2009 evita le luci della ribalta per ficcarsi nell’entroterra thailandese, lontano dalle metropoli e vicino, proprio ad un passo, alle risaie che una comunità di persone coltivano con la dedizione che solo i contadini hanno.

Lo spaccato rurale esalta l’immagine.
Uruphong Raksasad (regista, sceneggiatore e montatore) diventa muto osservatore dei riti agricoli, ruba le paure, le emozioni, le speranze (utopistiche) degli uomini sullo schermo, contempla la natura e tutte le sue componenti: il sole, il vento, la pioggia, perfino il fango nella sequenza più riuscita di tutta l’opera. Il fascino è tanto, parificabile alla compassione che si prova avvertendo la condizione di estrema povertà in cui vive questa gente, soprattutto quando vengono ripresi i bambini che noncuranti del poco avere si divertono con nulla: lo stelo di una pianta, un tuffo in una pozza d’acqua sporca.
Il fascino estetico però non basta, soprattutto quando un film come questo imbocca la strada del sociale racchiudendo l’opera fra estremi che mostrano due differenti comizi politici. L’intento è chiaro: contrapporre l’inefficienza del sistema all’urgenza quotidiana dei protagonisti, i quali con i loro debiti verso le banche sentono una pesante spada di Damocle sulle proprie teste.
Nulla di sbagliato, senza dubbio, ma allo stesso tempo nulla di impensabile, tanto che non bisogna essere dei veggenti per immaginarsi quale sarà il finale.

2 commenti:

  1. Non sapevo dove altro postare, ma ti voglio consigliare Take Shelter di Jeff Nichols, l'ho appena visto e mi sembra figlio delle stesse inquietudini che hanno partorito The Turin Horse, sarei curioso di sapere che ne pensi.

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  2. Lo conosco perché molti dei miei amici blogger ne hanno parlato bene, ma al momento non sono ancora riuscito a vederlo.
    Però la responsabilità dell'accostamento con Tarr te la prendi tu eh :).

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