Il primo episodio è Memories del coreano Kim Jee-woon.
Una donna si risveglia senza memoria in una strada. Un uomo ha dimenticato per quale motivo è stato lasciato dalla moglie. Le loro vite si incroceranno. Come ciò accada mi è rimasto piuttosto oscuro, già perché i dialoghi sono ridotti all’osso, i flashback che si susseguono invece di chiarire confondono ancora di più la vicenda e gli attori non mi sono parsi in gran forma.
In definitiva piuttosto mediocre.
Il secondo episodio è The Wheel di Nonze Nimibutr.
La morte dello stregone in un piccolo villaggio thailandese anima dei burattini che faranno un bel po’ di casini.
Episodio anonimo: non fa paura, non c’è sangue né violenza, e neanche sesso. Non che se manchino questi elementi un film faccia schifo, però cavolo, qui in Italia questi tre corti sono stati distribuiti come Three... Extremes (anche se in realtà questo titolo sarebbe quello della seconda serie che da noi è stata chiamata Three... Extremes 2, un macello totale), ma non c’è nulla di estremo in questo episodio.
L’ultimo episodio è Going Home di Peter Ho-Sun Chan.
Un poliziotto si trasferisce in una palazzina semi abbandonata col suo figlioletto. Un giorno il bambino scompare nel nulla; il padre è convinto che si trovi in casa di un suo vicino, così vi si intrufola di nascosto, ma viene scoperto. Il vicino è un dottore pazzo (o forse no) che da tre anni accudisce la moglie morta lavandola con oli speciali in attesa che risorga.
Questo è indubbiamente l’episodio migliore, è l’estremizzazione (per riallacciarmi col titolo) dell’amore oltre la morte: bravi gli attori, soprattutto il poliziotto, e bravo il regista che costruisce in 40 minuti una vera e propria perla.
Una donna si risveglia senza memoria in una strada. Un uomo ha dimenticato per quale motivo è stato lasciato dalla moglie. Le loro vite si incroceranno. Come ciò accada mi è rimasto piuttosto oscuro, già perché i dialoghi sono ridotti all’osso, i flashback che si susseguono invece di chiarire confondono ancora di più la vicenda e gli attori non mi sono parsi in gran forma.
In definitiva piuttosto mediocre.
Il secondo episodio è The Wheel di Nonze Nimibutr.
La morte dello stregone in un piccolo villaggio thailandese anima dei burattini che faranno un bel po’ di casini.
Episodio anonimo: non fa paura, non c’è sangue né violenza, e neanche sesso. Non che se manchino questi elementi un film faccia schifo, però cavolo, qui in Italia questi tre corti sono stati distribuiti come Three... Extremes (anche se in realtà questo titolo sarebbe quello della seconda serie che da noi è stata chiamata Three... Extremes 2, un macello totale), ma non c’è nulla di estremo in questo episodio.
L’ultimo episodio è Going Home di Peter Ho-Sun Chan.
Un poliziotto si trasferisce in una palazzina semi abbandonata col suo figlioletto. Un giorno il bambino scompare nel nulla; il padre è convinto che si trovi in casa di un suo vicino, così vi si intrufola di nascosto, ma viene scoperto. Il vicino è un dottore pazzo (o forse no) che da tre anni accudisce la moglie morta lavandola con oli speciali in attesa che risorga.
Questo è indubbiamente l’episodio migliore, è l’estremizzazione (per riallacciarmi col titolo) dell’amore oltre la morte: bravi gli attori, soprattutto il poliziotto, e bravo il regista che costruisce in 40 minuti una vera e propria perla.
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