giovedì 20 marzo 2008

L'ultima casa a sinistra

Brutto.
Grezzo.
Rozzo.
Mal girato, e mal recitato.
E allora perché è considerato un cult?
Sinceramente me lo chiedo anche io, e mi rispondo che bisognava essere nel ’72 per giudicarlo, adesso è troppo facile denigrarlo evidenziandone i limiti; in fondo di stupri, piselli strappati a morsi, martellate sui denti, e motoseghe che scintillano sulla carne ne abbiamo visti fin troppi, trentasei anni fa forse un po’ meno. Però il film è così grossolano che mi stupisco di come possa essere piaciuto data una regia sconclusionata, dialoghi ridicoli (a parte quelli tra i due poliziotti), musiche country in sottofondo che stonano con le immagine sullo schermo, e la ragione per cui i delinquenti entrano nella casa dei genitori di una delle ragazze che mi è rimasta ignota.
Salvo solo l’uccisione delle due giovani, il resto è poca roba, poi probabilmente non me ne capirò niente di cinema, ma questo è quanto.

Ho notato una somiglianza impressionante, soprattutto nella bocca, tra David Hess ed Enrique Balbontin. Cioè, mica pizza e fichi sti due.

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