Dalle scarse notizie che possono essere rintracciate in Rete, si apprende soltanto che le foto utilizzate nel film sono state trovare in un mercatino delle pulci viennese. Perché sì, l’intera opera è strutturata come un album fotografico a scorrimento su cui le registe hanno apportato delle specifiche modifiche in modo da sottolineare o intensificare alcuni passaggi. Il flusso temporale delle immagini non è lineare, l’intro e l’outro si occupano del dopo mentre la parte centrale è il flashback del prima, l’attenzione verte su una coppia degli anni ’40 di cui vediamo la reciproca conoscenza in un ambiente che definirei alpino, l’escamotage delle foto in movimento accompagnato da inserimenti sonori e da un maquillage visivo che ritocca qui e là i soggetti immortalati (a volte li fa proprio scomparire) ha una cadenza delicata che si adombra con l’entrata in scena della guerra (il vessillo nazista rompe l’idillio montano). Forse lui si arruola e dei parenti / famigliari muoiono (si dissolvono come accennavo prima), però alla fine, dopo vicissitudini che non sapremo mai, i due sono arrivati a vivere una vecchiaia insieme (istantanea natalizia). Ergo: c’è anche un happy end, e non era una cosa così scontata.
Dias de pesca – Carlos Sorin
5 ore fa
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