giovedì 7 settembre 2023

Los Abducidos

La parola chiave di Los Abducidos (2011) è etnografia, ed è una mossa che non mi aspettavo da Juan Daniel Fernández Molero, lui, un regista non particolarmente interessato a certe tematiche, eppure il soggetto principale della storia è lampante: i Machiguenga, una popolazione amazzonica che vive in una regione meridionale del Perù, per presentarci questa cultura si ricorre ad un bianco e nero nettamente più limpido rispetto a quello di Sol Quieto (2015) e si affida tutta la componente descrittiva ad una voce fuori campo (in spagnolo, quindi non la lingua ufficiale della comunità) che racconta di tempi arcaici, di miti, di tradizioni, contemporaneamente le immagini segnano un percorso di viaggio (se notate in apertura, nella distorsione sonora, vediamo le pagine di un passaporto) che poi è il corrispettivo tragitto del filmmaker stesso, il suo arrivo nel territorio autoctono è preceduto da una traversata fluviale con annesso attracco, dopodiché la visione del corto è una soggettiva di Molero che si aggira nel villaggio, ad onor del vero ciò che vediamo non risulta essere il tipico villaggio di nativi, ci sono casette, elettricità (la tv), uomini intenti a tagliare l’erba di un campo che appaiono piuttosto civilizzati, dunque, a meno che non mi sia perso qualche passaggio, se i Machiguenga sono quelli ripresi si tratta di un gruppo indigeno che non rispecchia molto i risaputi canoni, ad ogni modo, al di là del cosa, il come, ovvero le modalità che mostrano l’avvicinamento e la susseguente breve esplorazione di JDFM mi sono garbate, non mi sarebbe dispiaciuta un’estensione e un approfondimento perché il materiale a disposizione poteva permetterlo.

Poi, all’incirca a metà proiezione, ecco una mossa che invece mi attendevo da Fernández Molero, nient’altro che uno smottamento interno, una riduzione in scala delle intermittenze di Reminiscencias (2010) e Videofilia: y otros síndromes virales (2015), in pratica succede che: le persone, uomini, donne e bambini, scompaiono in un lampo di suoni disturbati. Ci sarebbe da riflettere se tali repentine sparizioni possiedono una lettura “sociale”, se, in altri termini, i rapiti del titolo (o, in gergo ufologico, gli adotti) richiamano simbolicamente la concreta realtà odierna, del resto si potrebbe immaginare che i Machiguenga, al pari di molte altre micro-popolazioni in via d’estinzione, si stiano pian piano eclissando fagocitati da politiche aberranti, ma io questo non lo so con certezza, resta comunque l’impronta di un’idea interessante che assesta un discreto colpo quando col finale anche l’autore di fronte allo specchio, puff, si dissolve nel nulla. Al peruviano si rinnovano i complimenti, anche per un lavoro minore, la speranza di vederlo nuovamente alla direzione di un lungometraggio resta.

A margine segnalo un vecchio articolo scovato in Rete (link) dove è pubblicato uno scambio di mail tra il comitato tecnico di un concorso di cortometraggi che compie delle osservazioni ridicole su Los Abducidos e l’annessa risposta di Juan Daniel.

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