lunedì 11 settembre 2023

Tungrus

Una famiglia indiana e il loro particolare animale domestico.

Tungrus (2018), l’esordio del regista Rishi Chandna, è un cortometraggio che affronta la seguente questione: in uno dei Paesi più popolosi al mondo dove il consumo di pollame è per forza di cose esorbitante può un gallo insediarsi pacificamente in un appartamento di Mumbai? Quale sarà la predisposizione dei vari componenti del nucleo famigliare nei riguardi dell’animale? Da queste premesse viene tirato fuori un lavoro ovviamente “casalingo” che attraverso una certa leggerezza di fondo si distende in un piccolo impianto documentaristico. Il procedimento nei dodici minuti di durata è all’incirca così strutturato: vengono intervistati il padre, la madre o i figli in relazione alle problematiche causate dal pennuto e subito si mostra l’uccello che ci dà conferma di quanto è stato detto sul suo conto, esempio: si asserisce che è stato comprato dal papà per giocare con i gatti di casa ma vediamo i due mici parecchio spaventati dall’ospite piumato, oppure si sottolinea che le sue deiezioni sono oltremodo frequenti durante la giornata ed eccolo lì che sgancia ripetutamente i propri bisogni sul pavimento, insomma l’andazzo semi-comico è quello appena descritto e Chandna si impegna a riprendere il galletto bianco da angolature che gli donano un aspetto quasi autoritario, altezzoso, il che incrementa il tasso di umorismo generale.

Mentre assistevo a Tungrus non immaginavo che potesse prendere la svolta conclusiva che effettivamente imbocca per almeno due motivi: primo la succitata ironia che imbeve la storiella e secondo perché, dopotutto, credevo che il bipede con cresta e bargiglio fosse al centro di uno di quei rapporti di odio/amore per cui noi umani alla fine sentiamo una responsabilità genitoriale verso delle creature più piccole sicché avvertiamo l’obbligo etico di prendercene cura, anche se sono delle pesti che fanno passare le notti insonni (poi ci sono anche gli imbecilli che abbandonano, ma è meglio non inoltrarci in discorsi che poco c’azzeccano con il presente scritto). Invece no. Il genitore mette il gallo in un trasportino diretto al Bismillah – Quality chicken, un luogo di non ritorno per il nostro volatile che finirà sgozzato dentro ad un barile blu. E quindi il mood scherzoso si adombra un pelo insieme al sorriso che si riduce un poco. Carta velina in formato audiovisivo, valido se avete un buchetto della vostra vita spettatoriale da riempire. 

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