Il vero valore aggiunto di Reminiscencias ce lo spiega però Wikipedia (link). In sintesi, Juan Daniel a seguito di un incidente avvenuto praticando il sandboarding (… e chi è che non fa sandboarding di ’sti tempi?) ha avuto seri problemi di memoria e il rivedere i filmini casalinghi girati da e con i suoi parenti lo ha aiutato a guarire dall’amnesia e a strutturare il film in sé, perché qui, come in qualunque altro oggetto artistico, la struttura è importante, anche se costituita da un susseguirsi di detonazioni. L’alchimia di Molero è un corridoio di specchi che mette in relazione i found footage della sua infanzia/adolescenza con filmati attuali, ottenuti da videocamera o telefono cellulare, è proprio un dialogo che si viene a creare, caotico, esorbitante, totalmente indomabile, ecco degli esempi: vediamo una scimmietta che beve della birra nel passato, e vediamo, subito dopo, un’altra scimmia appesa ad un albero nel presente, e il rimpallo si ripropone con una foresta, una festicciola, una tenda di campeggio, persiste, quindi, un nesso strettissimo tra l’ieri e l’oggi di Molero, una schizzata matassa che è il puntale corrispettivo di una mente danneggiata, un cervello in fumo che vagola in un sé-labirinto. Seguendo l’ideale ricostruzione mnemonica dell’autore acquista allora significato il fatto che nell’ultima mezz’ora, dove non a caso i rimandi con le sequenze di magazzino vengono di molto ridotti, Molero faccia visita al paesino natale di suo nonno, è la meta di un viaggio indirizzato alla radice di una memoria, percorso tradotto in un linguaggio cinematografico in odore di avanguardia senza far venir meno l’impronta intimista, per il sottoscritto un gran debutto di un giovane filmmaker da seguire con attenzione.
The Son
54 minuti fa
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