È tuttavia una persistenza flebile, pressoché invisibile, le lapidi si scrostano, ragnetti e bruchi passeggiano noncuranti su dei nomi che non dicono più molto mentre le lettere si ossidano, i licheni macchiano, l’erba ricopre e il mondo va avanti da sé fin dalla notte dei tempi. Però è apprezzabile che il cinema sia capace di fornire un taglio narrativo del genere in relazione ad una materia così abusata, Gianvito compiendo una carrellata che abbraccia una buona fetta di cronistoria americana degli ultimi duecento anni tributa una memoria collettiva che ci riguarda da vicino in quanto calpestatori del medesimo pianeta che accoglie le spoglie di chi riposa in quei cimiteri, e se lo si vuole c’è anche della poesia qui, un sentimento che, essendo ineluttabilmente elegiaco, ha un qualcosa di romantico occupandosi di trascorsi lontani, ed il vento, non a caso presente nel titolo, che sposta le fronde, che è brezza, che è frusta, è il Vento del Tempo che attraversa le ere, infatti sul finale il regista piazza un’immersione tambureggiante nel contemporaneo (si tratta, forse, di manifestazioni anti-Bush), un’operazione leggermente sfacciata che comunque non infastidisce e che rimarca il concetto: la Storia non è una linea dritta con una definita progressione bensì un cerchio che non ha inizio né fine ma solo un ora.
venerdì 22 gennaio 2021
Profit Motive and the Whispering Wind
La Storia. Questa entità
impalpabile che ci anticipa da sempre, che si materializza nei libri,
che si attualizza nella ciclicità degli eventi che tornano e
ritornano, di sicuro una rima che non stona mai con essa è La Morte,
oltre la finitudine umana, quel senso funereo è una raffica
di violenze e sopraffazioni generatrici di figli perduti ma non
dimenticati: eroi, martiri, vittime, il mausoleo del ricordo
contempla al suo interno un numero spropositato di loculi a cui
rendere omaggio, la maggior parte dei quali, tra l’altro, piuttosto
sconosciuti a noi che di ciò che ci ha preceduto, in fondo, non ci
importa poi tanto. Da tali elucubrazioni si muove la meditazione per
immagini di John Gianvito (non un pivello [è nato a New York nel
’56] e probabilmente non un sommo autore da rimembrare nei secoli,
ma se avessimo tempo-voglia-mezzi uno sguardo alle altre cose che ha
fatto lo si potrebbe dare), Profit Motive and the Whispering Wind
(2007), infestato – è un po’
banale l’associazione di idee, lo so – dal fantasma di
Edgar
Lee Masters, si occupa di “leggere” il passato di una nazione
attraverso quelli che potremmo definire i feticci di Ieri: le tombe,
e non solo: targhe commemorative, epitaffi, statue, iscrizioni
celebrative, il filo conduttore del viaggio mortuario (ma tutte le
riprese sono state effettuate in giornate soleggiate/primaverili per
cui non vi è alcuna lugubre cappa ad opprimere la visione, al
contrario: ciò che si respira
è un’aria salubre, come purificata) è la persistenza, oggi, di
esseri umani che hanno perso la vita per una causa o a causa della
stoltezza dei loro simili.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento