giovedì 28 gennaio 2021

All These Sleepless Nights

Avevamo intercettato Michał Marczak qualche tempo fa con Fuck for Forest (2012), documentario su una stramba comunità ecologista dedita alla salvaguardia delle foreste utilizzando stratagemmi alquanto particolari, quattro anni dopo lo incrociamo in Wszystkie nieprzespane noce (2016) sempre focalizzato su una realtà giovanile ma inquadrata e proposta con un altro linguaggio. Il regista polacco si gioca la carta del film generazionale raccontandoci la vita di due ventenni che a Varsavia cercano, come tutti gli altri loro coetanei in giro per il mondo, delle riposte che non trovano, forse perché brancolano nei posti e con metodi sbagliati o forse perché, persi dolcemente in un limbo sospeso tra alcol e rave, non sono davvero interessati a scovarle. Questa spinta un po’ coming-of-age viene tradotta da Marczak in immagini non prive di una marcata estetizzazione, in sostanza succede che una larga parte del girato assomiglia più ad una messa in sequenza di videoclip musicali che ad un prodotto cinematografico, scelta stilistica rispettabile (tra l’altro Marczak ne sa avendo lavorato per i Radiohead) ma lontanissima da quell’ideale artistico che perseguo come appassionato. La corposa patina che ricopre pressoché ogni momento della pellicola ci recapita un atto sbilanciato nel campo degli sterili preziosismi, vedere almeno sette o otto volte il protagonista ballare sullo schermo non arriva tanto come una manifestazione di libertà personale quanto come una ripetizione continua che inaridisce l’ipotetica catarsi.

Si possono intendere le motivazioni che hanno spinto Marczak ad impegnarsi in All These Sleepless Nights, e non mi riferisco soltanto al ritratto post-adolescenziale ma anche alla fotografia di un Paese, la Polonia, ed al retaggio storico che ne influenza inevitabilmente il presente. Per un oggetto che non ha mire esplicitamente politiche non ci si aspetta chissà quali illuminanti incursioni in materia, però qui le vicende che riguardano i due ragazzi si prendono il palcoscenico lasciando ben poco al resto, e la questione principale è che i suddetti bozzetti esistenziali pieni di tabacco e musica elettronica non sono niente che il cinema, ad oltre un secolo dalla nascita, non abbia già presentato al pubblico e con risultati decisamente superiori. Non gli si nega una profusa vitalità ad ATSN, anche se forse è doveroso parlare di una iper-vitalità che sfocia quasi in una nevrosi formalistica tendente ad esasperare ogni passaggio, dalle scene narrative a quelle di raccordo, e non sembra una coincidenza allora che l’unico istante felice sia quando Krzysztof commenta con un microfono i passanti all’interno del parco, abbandonate le piroette espressive è la semplicità che centra sempre l’obiettivo. In conclusione devo sentenziare che Wszystkie nieprzespane noce non risponde per nulla ai miei desideri spettatoriali, ciò non toglie che sia potuto piacere (tipo alla giuria del Sundance che, al pari di altri Festival in cui è passato, lo ha catalogato nella categoria non-fiction... mah) e che presumibilmente piacerà. Purtroppo.

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