martedì 1 agosto 2023

Sol Quieto

Meno “aggressivo” rispetto a Reminiscencias (2010) o a Videofilia: y otros síndromes virales (2015), Sol Quieto è un cortometraggio del 2015 diretto da Juan Daniel Fernández Molero che comunque dà del filo da torcere allo spettatore. Sono dieci minuti in un bianco e nero di immagini alterate, guastate, quasi da film muto rinvenuto dopo decenni in un baule impolverato, dove un uomo, forse un naufrago o forse un pescatore, arriva via mare in una cittadina costiera (si tratta di Chorillos, distretto peruviano situato a sud di Lima). L’impianto estetico fortemente disturbato non aiuta nella comprensione (sempre ammesso che ci sia qualcosa da comprendere!), mentre un continuo e piuttosto inquietante riverbero sonoro ci accompagna durante la visione, vediamo questo tizio aggirarsi tra rocce abitate per lo più da uccelli neri fino a quando non si inginocchia davanti all’ingresso di un edificio. Qui qualcosa succede poiché, come si può vedere dal poster, un cerchio nero va a posarsi dentro le mani a conca del protagonista, tale rotondo appariva con diametro maggiore anche in apertura. Impossibile capire quale correlazione ci sia tra la circonferenza scura e l’essere umano in questione, facciamo che non ci interessa più di tanto e osserviamo come procede la faccenda, a conti fatti né più né meno di prima: ancora visioni ardue da decrittare (una parete con delle fotografie appese? Sembra importante...), sporche e sature di bianconeri.

Curioso che il titolo suoni in contraddizione con il contenuto, non è vero che c’è “ancora sole”, a meno che non si possa considerare come una stella quel bollino oscuro, di certo però non è portatrice del benché minimo chiarore, anche perché i biancori che compaiono sullo schermo sono al massimo delle tinte scolorite (o viceversa sovraccaricate) dal regista peruviano che stridono con le fosche macchie disseminate in video. In generale non si può dire che ci sia della luce in Sol Quieto ed anche se è presente viene risucchiata da un’atmosfera globale che non suggerisce mai una limpidezza o una qualsivoglia forma di calore, infatti l’ultimissima istantanea con la macchia rossa (di sangue?) che si diluisce nell’acqua apre a degli interrogativi che girano intorno a ragionamenti non proprio da favola della buonanotte, del tipo: abbiamo assistito ad un suicidio? Nei due lungometraggi citati all’inizio Molero aveva dato prova di grande temperamento artistico, nell’opera sotto esame non ho ritrovato il medesimo furore nello scompaginare le strutture portanti, ma rimane un lavoro breve che all’interno di una filmografia può tranquillamente starci.

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