venerdì 25 agosto 2023

La deuxième nuit

Se Lettre d’un cinéaste à sa fille (2002) era, appunto, una video-missiva alla propria figlia, La deuxième nuit (2016) è la corrispettiva dedica alla propria madre defunta. Poco o niente cambia comunque: il tatto, la profondità, l’eleganza, la dolcezza, è tutto immutato in questo pezzo di cinema che sublima se stesso. Nuovamente Eric Pauwels indaga il suo intimo sentire personale traducendolo in un film di montaggio che parte da un titolo il cui significato spiega molto, la seconda notte si riferisce infatti alla nottata successiva al parto, quando il neonato, dopo nove mesi, viene per la prima volta separato dal corpo della mamma. Come il regista afferma durante il commento è, a conti fatti, un’espulsione dal Paradiso, un’immissione nel mondo che è l’opposto del caldo ventre materno. Ma la nostra vita di figli è destinata a passare un’altra seconda notte, un altro distacco, il definitivo. È esattamente qui che La deuxième nuit si accende di una luce che non può non essere malinconica, Pauwels condensa in un’ora e quindici minuti l’elaborazione di un lutto che affonda inevitabilmente nel passato, nel mare mosso dei ricordi infantili (il nonno) che poi si fanno adolescenziali, adulti, fino ad essere attuali e innestati da ulteriori riflessioni che toccano il senso di essere un filmmaker e di quale senso dare a ciò che si fa. Opere del genere allargano la banale univocità del vedere-un-film, l’ho già detto alla noia ma non posso evitare di ripetere quanto sia perforante un oggetto filmico con queste caratteristiche, ti entra dentro perché racconta di te e dei tuoi sentimenti.

Due scene gemelle mi hanno emozionato, penso non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che si tratta di due sequenze dalla cifra finzionale dove Pauwels ha ricreato un focolaio famigliare ripreso in maniera statica di spalle, eppure l’altezza che si raggiunge in ambo le parentesi non è nient’altro che il sintomo di una versatilità estetica in totale simbiosi con la scrittura che la accompagna. Possiamo e dobbiamo ancora stupirci di fronte ad un dispositivo che riesce a sostenere una narrazione in bilico tra particolare e universale ricorrendo a strumenti d’uso pressoché quotidiani, vecchie fotografie e cartoline (una è un disco-cartolina, ed è poesia), filmini di una vacanza in Spagna, il video di un anziano che porta a spasso il cane, ma anche (credo) lacerti di altre pellicole, dettagli di dipinti, citazioni letterarie (Robert Walser: <3), uno stralcio animato per simulare un temporale, ombre cinesi di un ulteriore storia nella storia... quanta ricchezza! Quanto amore! Sia nei confronti del mezzo che permette al belga di esprimersi, sia verso quell’allitterazione che prima di qualunque cosa che verrà dopo schiocca via dalle labbra, come una musica, come un chiarore: mam-ma. Tributo, memoir, cerimoniale, La deuxième nuit è una gemma che brilla delicata nel suo passaggio sulla Terra. Magistrale.

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