mercoledì 30 agosto 2023

Flores

Potrà suonare strambo se dico che il principale oggetto d’attenzione in Flores (2017) è l’hydrangea, volgarmente denominata ortensia, però è così: l’ennesima giovane promessa del cinema portoghese, Jorge Jácome, nato in Portogallo ma cresciuto nell’ex colonia cinese di Macao, arriva con intrigante nostalgia alle isole Azzorre (le stesse di quel gioiello che è It’s the Earth Not the Moon, 2011) per testimoniare l’inarrestabile proliferazione delle piante d’ortensia nelle varie isolette dell’arcipelago vulcanico. Riflettendo su cosa il corto sia o possa essere, di sicuro si profila ciò che non è, ovvero non è un “normale” titolo di stampo documentaristico attento a fare un breve reportage flori... culturale, la mano di Jácome, molto fine e delicata, fornisce un tono decisamente più intimo che utilizza tale invasione arborea per raccontare altre storie. Diviso in tre capitoli, il film intercetta nel primo un’amicizia tra due militari (appartenenti ad una task force incaricata di tenere sotto controllo la situazione) dove non si lesinano sfumature sentimentali, questo rapporto è un po’ la traccia portante e attraverso fugaci apparizioni sarà presente in ogni porzione dell’opera, se vi state chiedendo che cosa accade tra i due la risposta è: niente, tuttavia Jácome mantiene in qualche modo tesa la corda dell’interesse, ricama un legame appena appena palpabile, malinconico, gentile, in contrapposizione all’uniforme indossata (“quando torniamo sulla terra mi piacerebbe vedere il tuo film”), che sa valicare, o almeno avvicinarsi, il confine della realtà grazie anche ad un filtro rosa-violaceo che colora con diversi gradi di intensità le immagini in video.

Il secondo capitoletto, narrato in francese, si asciuga un poco della forza ammaliante perché si occupa di un’azienda olandese che insediatasi su una delle isole ha cercato di sfruttare economicamente l’inondazione di ortensie. L’incantesimo si attenua ma, per dare a Jácome i suoi meriti, rimane una coerenza argomentativa perché sempre della suddetta vegetazione si parla, non si può affermare altrettanto dell’ultima sezione che invece si concentra su una specie di processione clandestina immersa nell’oscurità, parecchio suggestiva sebbene il tema-ortensia non ha la rilevanza vista in precedenza (notiamo giusto un mazzo di questi fiori che, dentro ad un gommone arancione sulla battigia, fa da cuscino alla statua di una Madonna). Centralità o meno, arrivati alla fine si ha comunque l’impressione di aver visionato un cortometraggio di buona, se non buonissima fattura, una finestra con panorama semi-alieno, un frammento che a prescindere dalle coordinate geografiche che dà (e le fornisce davvero con latitudini e longitudini) stimola l’importante area nascosta del sentibile spettatoriale. Eh già, tocca aggiungere un nuovo nome in lista.

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