martedì 29 agosto 2023

The Border Fence

Quando non è impegnato in uno dei suoi viaggi intercontinentali Nikolaus Geyrhalter trova il tempo di girare nella sua Austria, lo ha fatto per Donauspital - SMZ Ost (2012) e per Over the Years (2015) e si è ripetuto con Die bauliche Maßnahme (2018). Non voglio stare qua a ribadire le similitudini interne di un percorso registico degno di nota, piuttosto mi focalizzerei sugli elementi leggermente discordanti dall’ordinario. L’inizio di tutto avviene nel 2016 con la comunicazione da parte del governo austriaco della costruzione di una barriera (una rete, tiene a sottolineare goffamente un poliziotto durante la conferenza stampa, e non del filo spinato) sul Passo del Brennero in modo da monitorare e quindi bloccare l’eventuale accesso di migranti irregolari nel loro territorio di competenza. Tale sbarramento non sarà poi eretto (sebbene il film si chiuda su un container pieno di rotoli metallici), ma solo che le intenzioni del suo Paese sono sufficienti al documentarista per spingerlo a scorrazzare lungo il Tirolo cercando un confronto verbale con chi vive in quel posto di frontiera, ne vien fuori una sinfonia a più voci, spesso divergenti, che penso potrebbe essere traslata pari pari anche in terra italica, la brutta notizia è che anche lì vince la retorica fintobuonista del “non ce l’ho con loro, però...”, la buona è che ci sono ancora esseri umani in cerca del bene e della fratellanza. Il tema è delicato e solo l’Apocalisse pandemica ha fatto sì che scivolasse in secondo o terzo piano nelle notizie dei media, il regista argomenta la faccenda col solito rigore, le sue immagini pulite e di qualità (maggiormente esaltate dai panorami montani) fanno da sfondo al materiale che più gli piace trattare, quello umano (e si badi che nell’opera precedente, Homo Sapiens [2016], di persone in carne e ossa non ce n’erano proprio), da sempre mi è sembrato un autore che è in cerca di una neutralità assoluta lasciando il coinvolgimento etico a noi spettatori, in The Border Fence, come accennavo all’inizio, qualcosa cambia.

Vero che il cinema del viennese cerca fin dagli albori di mantenere una distanza col girato e far sì che quella distanza venga colmata dalle riflessioni di chi guarda, non è altrettanto vero se si applica la suddetta teoria alla pellicola sotto esame, la ragione potrebbe essere data dall’urgenza sociale e politica della questione centrata che lo rende in buona sostanza un instant movie (ed è triste pensare che la qualità “instant” sia valida da almeno dieci anni e ad oggi non si sa se ci sarà una data di scadenza). Non è affatto un caso allora se Geyrhalter è presente come non mai nel documentario, o meglio sono le sue parole ad essere presenti (l’unica altra eccezione che ricordo è il già citato Über die Jahre), i pensieri dei vari abitanti che si susseguono sono stimolati dalle domande di chi sta dietro la mdp, ’sta volta non tagliate dal montaggio finale, sicché ecco emergere un dialogo dove anche Nikolaus diventa protagonista attivo (in un frangente non ce la fa a starsene zitto e rimembra alla signora che cosa combinò la chiesa cattolica con le Crociate). La complessità del problema-migranti è abissale, da un film del genere non mi aspettavo delle soluzioni, che, sai com’è, spetterebbero alle Istituzioni, ma il plausibile resoconto degli effetti scaturiti, e questo c’è perché lo spaccato cronachistico è, in scala ridotta, la riproposizione di un meccanismo che nei periodi recenti ha portato alla ribalta correnti reazionarie ed estremiste che fanno leva sulla forza pervasiva della paura, al momento non vi è nessuna orda di puzzolenti islamici che vogliono venire a mangiarci nel piatto, ad ogni modo, nel frattempo, un muro lo tiro su comunque. Per fortuna in Die bauliche Maßnahme c’è anche il riscontro di presidi d’umanità che ancora esistono e resistono, insieme ad un mucchio di altre cose che verranno a bussare alla vostra coscienza di cittadini europei ancor prima che italiani.

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