Quando non è
impegnato in uno dei suoi viaggi intercontinentali Nikolaus
Geyrhalter trova il tempo di girare nella sua Austria, lo ha fatto
per Donauspital - SMZ Ost (2012) e per Over the Years (2015) e si
è ripetuto con Die bauliche Maßnahme (2018). Non voglio
stare qua a ribadire le similitudini interne di un percorso registico
degno di nota, piuttosto mi focalizzerei sugli elementi leggermente
discordanti dall’ordinario. L’inizio di tutto avviene nel 2016
con la comunicazione da parte del governo austriaco della costruzione
di una barriera (una rete, tiene a sottolineare goffamente un
poliziotto durante la conferenza stampa, e non del filo spinato) sul
Passo del Brennero in modo da monitorare e quindi bloccare
l’eventuale accesso di migranti irregolari nel loro territorio di
competenza. Tale sbarramento non sarà poi eretto (sebbene il film si
chiuda su un container pieno di rotoli metallici), ma solo che le
intenzioni del suo Paese sono sufficienti al documentarista per
spingerlo a scorrazzare lungo il Tirolo cercando un confronto verbale
con chi vive in quel posto di frontiera, ne vien fuori una sinfonia a
più voci, spesso divergenti, che penso potrebbe essere traslata pari
pari anche in terra italica, la brutta notizia è che anche lì vince
la retorica fintobuonista del “non ce l’ho con loro, però...”,
la buona è che ci sono ancora esseri umani in cerca del bene e della
fratellanza. Il tema è delicato e solo l’Apocalisse pandemica ha
fatto sì che scivolasse in secondo o terzo piano nelle notizie dei
media, il regista argomenta la faccenda col solito rigore, le sue
immagini pulite e di qualità (maggiormente esaltate dai panorami
montani) fanno da sfondo al materiale che più gli piace trattare,
quello umano (e si badi che nell’opera precedente, Homo Sapiens
[2016], di persone in carne e ossa non ce n’erano proprio), da
sempre mi è sembrato un autore che è in cerca di una neutralità
assoluta lasciando il coinvolgimento etico a noi spettatori, in The
Border Fence, come accennavo
all’inizio, qualcosa cambia.
Vero
che il cinema del viennese cerca fin dagli albori di mantenere una
distanza col girato e far sì che quella distanza venga colmata dalle
riflessioni di chi guarda, non è altrettanto vero se si applica la
suddetta teoria alla pellicola sotto esame, la ragione potrebbe
essere data dall’urgenza sociale e politica della questione
centrata che lo rende in buona sostanza un instant movie
(ed è triste pensare che la
qualità “instant” sia valida da almeno dieci anni e ad oggi non
si sa se ci sarà una data di scadenza). Non è affatto un caso
allora se Geyrhalter è presente come non mai nel documentario, o
meglio sono le sue parole ad essere presenti (l’unica altra
eccezione che ricordo è il già citato Über die Jahre),
i pensieri dei vari abitanti che si susseguono sono stimolati dalle
domande di chi sta dietro la mdp, ’sta volta non tagliate dal
montaggio finale, sicché ecco emergere un dialogo dove anche
Nikolaus diventa protagonista attivo (in un frangente non ce la fa a
starsene zitto e rimembra alla signora che cosa combinò la chiesa
cattolica con le Crociate). La complessità del problema-migranti è
abissale, da un film del genere non mi aspettavo delle soluzioni,
che, sai com’è, spetterebbero alle Istituzioni, ma il plausibile
resoconto degli effetti scaturiti, e questo c’è perché lo
spaccato cronachistico è, in scala ridotta, la riproposizione di un
meccanismo che nei periodi recenti ha portato alla ribalta correnti
reazionarie ed estremiste che fanno leva sulla forza pervasiva della
paura, al momento non vi è nessuna orda di puzzolenti islamici che
vogliono venire a mangiarci nel piatto, ad ogni modo, nel frattempo,
un muro lo tiro su comunque. Per fortuna in Die bauliche
Maßnahme c’è anche il
riscontro di presidi d’umanità che ancora esistono e resistono,
insieme ad un mucchio di altre cose che verranno a bussare alla
vostra coscienza di cittadini europei ancor prima che italiani.
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