Eh, insomma, non proprio alla grande mi pare. Va bene che il regista spagnolo darà il meglio di sé nei due lungometraggi successivi, però anche nei suoi esemplari giovanili, seppur caotici e raffazzonati, permaneva sempre una qualche scintilla di estro (vedi Chigger Ale, 2013), in The Second Best il discorso è decisamente semplificato fino, me lo si conceda, ad essere appiattito. Non vi è la minima ricerca concettuale né l’interesse a vivacizzare la scena, l’intento è chiaramente quello di fornire il ritratto biografico di un atleta che al di fuori dei confini nazionali non ha mai ricevuto i riconoscimenti che meritava (a precisa domanda Bikila rispose che lui era il “migliore secondo” in Etiopia, lasciando piuttosto sgomenti i cronisti che Biratu non sapevano chi accidenti fosse), se ad uno spettatore tanto basta allora è libero di accomodarsi, per gli affamati visioni vere allora è meglio direzionarsi altrove.
mercoledì 15 novembre 2023
The Second Best
The Second Best (2013) è un
altro lavoro pre-Crumbs (2015) del madrileno Miguel Llansó
che bazzica i territori etiopi, ma, almeno per ciò che il
sottoscritto ha potuto visionare, è anche il suo titolo più
ordinato, più lineare, qui non ci sono slanci nel distopico o nel
para-grottesco, tutt’altro, l’attenzione di stampo realista è
rivolta a Wami Biratu, un maratoneta nato in Etiopia oscurato dalla
leggenda di Abebe Bikila, il corridore che nell’epica maratona di
Roma 1960 tagliò il traguardo... scalzo. Bikila è mancato nel ’73
a causa di un’emorragia celebrale, mentre Biratu nel momento in cui
sto scrivendo queste righe (dicembre 2021) dovrebbe essere ancora
vivo e vegeto, del resto nelle immagini di Llansó che lo riprendono
già ultranovantenne lo vediamo in formissima impegnato in quella che
viene definita come la sua ultima gara circondato dall’affetto
degli altri partecipanti. È indubbiamente una bella storia di sport
che mi ha ricordato un altro cortometraggio molto simile, sia per
fattura che per tematiche, dal nome 42,195 Km (2010), in
entrambi è agevole constatare che la narrazione sportiva esposta
scavalla in qualcosa di più ampio che riguarda la Storia umana e
sociale di un Paese e delle persone che lo abitano. Quindi, ok che il
racconto è piacevole da ascoltare e da conoscere, ma per quanto
concerne ciò che più ci interessa, ovvero il cinema, come siamo
messi?
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