Però questa parvenza di realismo, o, se vogliamo usare paroloni inappropriati, di cinema (per il?) sociale, si dissolve dopo metà proiezione mettendo a nudo le vere intenzioni di Llansó che sono più concettuali di quanto ci si poteva aspettare, seppur limitate dall’esiguità dei mezzi a disposizione. Non ci troviamo di fronte a chissà quale illuminante procedura che passerà alla storia della settima arte, si tratta di un giochino (ma non considerate questo termine in modo così dispregiativa) tanto datato quanto piacevole dove si smantella l’apparato finzionale generando sorpresa nello spettatore: allora era tutto finto? Per sorprendere il sottoscritto, e credo che valga lo stesso per voi prodi lettori, ce ne vuole, diciamo che ragionando sulla natura di Where Is My Dog?, e in particolare rispondendo al quesito qui sopra, si giunge a riflessioni che sfiorano il senso del vedere un film, dell’artificio che lo compone e dagli sprazzi di reale che comunque non possono fare a meno di affiorare dal suddetto artificio, e quest’ultima cosa, del tasso di verità contenuto nella menzogna, è piuttosto interessante e ritengo sia capace da sola a portare il corto alle soglie della sufficienza. Presente anche l’immancabile Daniel Tadesse che appare in qualche frame fino a salutare idealmente il pubblico con l’inchino finale.
sabato 11 novembre 2023
Where Is My Dog?
Un acerbo Miguel Llansó
comincia a prendere confidenza con il Paese che poi diventerà il set
principale di tutte le sue produzioni, l’Etiopia, e lo fa, per
forza di cose, in maniera ancora un po’ (tanto) raffazzonata e
traballante ma non completamente priva di idee. La questione che fa
da miccia è la scomparsa di un cane e di come il regista stesso
insieme ad un amico (Yohannes Feleke che figura come co-director) si
adoperino nell’aiutare il padrone, un ex professore ora in
pensione, nella ricerca dell’animale per le strade polverose di
Addis Abeba. Un impianto visivo piuttosto rudimentale ci porta a
stretto contatto con gruppi di ragazzini a cui viene promessa una
ricompensa nel caso ritrovassero Leman, al che sorge spontanea una
domanda: vuoi dire che Llansó prima delle bizzarrie distopiche di
Chigger Ale (2013) e Crumbs (2015) si era interessato
con una certa serietà alla realtà etiope circostante? Be’, alcune
immagini ed alcune situazioni sembrano andare in tale direzione, la
sensazione di camminare sul crinale della finzione-non-finzione è
comunque affiancata dall’eloquenza di ciò che si vede, ovvero
manipoli di ragazzetti che masticano una povertà per larga parte
sconosciuta ai loro coetanei in occidente (carine le interviste sul
tema “che ci faresti con quei soldi”) oppure l’estesa presenza
di cani randagi, sia vivi che morti, presenti nella città. Insomma,
Where Is My Dog? (2010) ha un cuore documentaristico, non è
proprio frontale e penso che non fosse nemmeno l’obiettivo principe
dei due registi, però traspare e lo si accoglie così come è.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento