mercoledì 5 luglio 2023

É o Amor

Sono andato a rileggere i miei due cents a proposito di Blood of My Blood (2011) perché è passato più di un lustro e la memoria vacilla parecchio, tuttavia, nonostante il velo di oblio calato sul sottoscritto, vedendo É o Amor (2013) ho intuito una certa continuità teorica nel cinema di João Canijo. Rispetto al film precedente questo è, passatemela per cortesia, meno rosso e più rosa, nel senso che qui vengono eliminati sia gli attributi drammatici (per non dire tragici) sia un’impercettibile spinta verso il torbido, tutto in favore di una visione maggiormente femminile delle relazioni tra donne e uomini, mogli e mariti, sebbene quest’ultimi siano pressoché assenti all’interno dell’opera. Canijo ci porta a Caxinas, una zona adibita alla pesca di Vila do Conde, cittadina nel nord del Portogallo, per seguire la vita di alcune lavoratrici del luogo, la differenza sostanziale tra loro e i rispettivi partner riguarda il fatto che i coniugi sono marinai che passano le giornate in mare, mentre le consorti attendono a terra il ritorno delle barche occupandosi dello stoccaggio e della rivendita del pescato. Una storia (che ne contiene ovviamente molte altre) è sagomata attraverso dei meccanismi tanto raffinati quanto fragili, Canijo struttura la pellicola su una base di palese non-fiction, in alcuni frangenti, e sfido chiunque a smentire, si ha la sensazione di trovarsi in un documentario puro: le riprese nei capannoni o quelle relative alle cerimonie religiose, sembrano, anzi sono prive di uno schema finzionale, eppure non va mai via la percezione che in uno squarcio di realtà, a tratti veramente ordinaria, permangano dei filamenti d’artificiosità, delle striature che sfumano la tavolozza del concreto. Ciò che viene a crearsi è un equilibrio, già ravvisato in Blood of My Blood, molto delicato dove l’autore è capace di dosare i vari elementi in modo da evitare possibili crolli.

L’andamento felpato di É o Amor potrà scoraggiare gli spettatori mordi & fuggi, gli altri invece avranno l’occasione di raffrontarsi con un discorso amoroso portato avanti con stile e garbo. Vieppiù che nell’ordito del film c’è un intelligente escamotage che allarga le maglie concettuali, infatti nello scenario umano che si presenta, quello del gruppetto di pescatrici, una di esse non è nei fatti una vera pescatrice. Pur presente con il suo nome reale, Anabela (Moreira di cognome) è un’attrice affermata (e dal lungo curriculum, anni dopo sarà la sorella cattiva in Diamantino, 2018) che entra nella cornice filmica assumendo una posizione al confine tra il vero ed il falso. Il portoghese utilizza la Moreira come specchio rovesciato per elaborare il suo pensiero, in pratica la inserisce in un contesto femmineo dove le sue componenti hanno raggiunto un alto tasso di realizzazione personale, in particolare il confronto si accende con Sónia, la leader della combriccola, una madre, una responsabile, una donna felice, risultati che Anabela non ha eguagliato. Lungi dallo schierarsi, É o Amor mette semplicemente in parallelo due esistenze obbligate a dare conto di quell’amore che per una divampa e per l’altra manca. Canijo piazza Anabela in situazioni di calore famigliare (la fruizione di filmini amatoriali; un matrimonio; il saluto del figlioletto verso il padre in procinto di salpare) per poi far emergere una personalità dolce, delicata, sofferta, con delle videoconfessioni che mettono in discussione le nostre certezze, chi è l’Anabela che parla alla sua videocamera? È l’Anabela fittizia che recita una parte nella finzione, o è Anabela Moreira che riflette su di sé e sul mestiere di attrice che svolge?

La risposta, che ritengo non debba essere nemmeno ricercata, nel rimanere sospesa diviene un prezioso arricchimento all’intelaiatura generale, É o Amor è un affresco circoscritto in una precisa comunità ma che comunque ha proiezioni nell’universale, un esame sul significato muliebre di amare ed essere amate per mezzo di due facce, una luminosa e l’altra umbratile, captate in un habitat naturale (o che abilmente ci è stato fatto credere tale), un cinema che dà del tu alla vita che passa, lontano dai proclami e vicino all’intimità delle persone, fonti di narrazioni ed emozioni che si intrecciano nel velluto dei giorni che scorrono. Dal Portogallo un ulteriore declinazione della settima arte, sottovoce, con cuore e sentimento.

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