L’andamento felpato di É o Amor potrà scoraggiare gli spettatori mordi & fuggi, gli altri invece avranno l’occasione di raffrontarsi con un discorso amoroso portato avanti con stile e garbo. Vieppiù che nell’ordito del film c’è un intelligente escamotage che allarga le maglie concettuali, infatti nello scenario umano che si presenta, quello del gruppetto di pescatrici, una di esse non è nei fatti una vera pescatrice. Pur presente con il suo nome reale, Anabela (Moreira di cognome) è un’attrice affermata (e dal lungo curriculum, anni dopo sarà la sorella cattiva in Diamantino, 2018) che entra nella cornice filmica assumendo una posizione al confine tra il vero ed il falso. Il portoghese utilizza la Moreira come specchio rovesciato per elaborare il suo pensiero, in pratica la inserisce in un contesto femmineo dove le sue componenti hanno raggiunto un alto tasso di realizzazione personale, in particolare il confronto si accende con Sónia, la leader della combriccola, una madre, una responsabile, una donna felice, risultati che Anabela non ha eguagliato. Lungi dallo schierarsi, É o Amor mette semplicemente in parallelo due esistenze obbligate a dare conto di quell’amore che per una divampa e per l’altra manca. Canijo piazza Anabela in situazioni di calore famigliare (la fruizione di filmini amatoriali; un matrimonio; il saluto del figlioletto verso il padre in procinto di salpare) per poi far emergere una personalità dolce, delicata, sofferta, con delle videoconfessioni che mettono in discussione le nostre certezze, chi è l’Anabela che parla alla sua videocamera? È l’Anabela fittizia che recita una parte nella finzione, o è Anabela Moreira che riflette su di sé e sul mestiere di attrice che svolge?
La risposta, che ritengo non debba essere nemmeno ricercata, nel rimanere sospesa diviene un prezioso arricchimento all’intelaiatura generale, É o Amor è un affresco circoscritto in una precisa comunità ma che comunque ha proiezioni nell’universale, un esame sul significato muliebre di amare ed essere amate per mezzo di due facce, una luminosa e l’altra umbratile, captate in un habitat naturale (o che abilmente ci è stato fatto credere tale), un cinema che dà del tu alla vita che passa, lontano dai proclami e vicino all’intimità delle persone, fonti di narrazioni ed emozioni che si intrecciano nel velluto dei giorni che scorrono. Dal Portogallo un ulteriore declinazione della settima arte, sottovoce, con cuore e sentimento.
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