sabato 29 luglio 2023

Anima Animus

Un uomo solo nella sua casa in penombra riceve la visita di una donna e di una bambina. È l’ora dei fantasmi.

Jurgis Matulevičius si dimostra, alla sua seconda prova breve, già un ottimo tessitore di atmosfere, come dicevo per Absurdo žmonės (2011) il retaggio di un cinema filorusso si sente e si vede, però con Anima Animus (2012) il giovane regista lituano spinge maggiormente su una dimensione che potrebbe essere catalogata come horrorifica ma da una prospettiva che ha ben poco da condividere con gli stilemi del settore. Il quadro che si presenta dinnanzi a noi è un pannello di tanto nero e poco bianco, colto nuovamente da riprese che vanno dall’alto verso il basso e che pesca a pieno dall’enciclopedia dell’incubo, e in questo onirismo tetro, per fortuna, non vi è posto per il trauma diretto (vedi ancora il lavoro precedente con l’acme – non necessario – della necrofilia) poiché si galleggia in un’instabilità tale da non riuscire ad individuare alcun punto fermo: chi è l’uomo? Chi sono le due visitatrici? Chi è vivo e chi è morto ammesso che ci possa essere una differenza? Senza addentrarci in un’interpretazione junghiana (non è pigrizia, è piuttosto l’ignoranza del sottoscritto), il film funziona nella sua rapida e inquietante fruizione, che i personaggi siano fantasmi o meno (anche l’uomo, del resto, parrebbe stecchito sulle scale nella prima scena) o che vi sia un brutto evento dietro tutto ciò (ancora l’uomo che si lava le mani in un secchio e la donna infuriata che lancia dei vinili contro il muro), l’importante è che permanga uno stato di possibilità colmabile con ipotesi e congetture, magari inesatte, ma comunque originatesi da una persuasione che l’opera sa infondere. A me sembra che Matulevičius si trovi davvero a suo agio in ambienti filmici così dark, i margini per un miglioramento ci sono, attendiamo di posare gli occhi su un oggetto più sostanzioso.

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