Siccome il
tempo passa inesorabile e la memoria vacilla pericolosamente, sono
andato a rileggere i miei esigui scritti del passato su Bertrand
Bonello e si è accesa una piccola lampadina: dal punto di vista
strutturale non è la prima volta che il regista nato a Nizza
utilizza due piste narrative, anzi la scelta di creare un oggetto dal
doppio volto è stata un po’ una prerogativa più o meno esplicita
nel suo cinema, se prendete Tiresia (2003), un’opera che
ricordo con grande piacere, avrete l’esempio di una chiara
bipartizione, una specie di primo e secondo tempo nettamente
divergenti l’uno dall’altro, in Zombi Child (2019) la
duplice impalcatura del racconto è sicuramente più addomesticata,
più regolarmente intrecciata se vogliamo, e quindi più
“convenzionale”. Del resto che il cinema di Bonello stesse
cambiando lo avevamo capito dal biopic Saint Laurant (2014) e
anche dal successivo Nocturama
(2016), mi sembra che adesso ci sia una maggiore attenzione alla
storia e la susseguente tendenza a ridurre i deragliamenti verso
altre zone cinematografiche. Tenendo a mente ciò non si può
comunque dire che nel delineare la parte del redivivo Clairvius
Narcisse e quella dell’adolescente Fanny Bonello risulti
tradizionale, parliamo pur sempre di un autore rispettabile che sa
bene come gestire la materia che tratta, che ha i suoi tempi e una
sua sintassi (quel vizietto dello split screen...), ma se devo fare
un’osservazione la faccio su come i due mondi, quello francese e
quello haitiano, vengono a contatto, chi scrive ha percepito della
confusione nelle modalità con cui nel finale il rituale a Parigi ed
il rituale al di là dell’Atlantico si intersecano, non so, l’ho
avvertito quasi come un pretesto per far comparire in scena un demone
fino a quel momento non pervenuto. Ad ogni modo non si tratta di un male immedicabile,
tutt’altro, a prescindere dalla mia personale sensazione le battute
conclusive arrivano con un montaggio alternato che fa aumentare di
non poco i giri del motore creando così un inatteso strato di
tensione che travalica il reale (occhio che a Bonello piace molto esplorare dimensioni altre, recuperate l’insospettabile De la guerre,
2008) e che nell’evocazione luciferina del Barone Samedi raggiunge
un discreto picco di suggestione (quanto Lynch c’è nel volto
deformato del giovane Pablo?).
Facendo
un passo indietro, ho apprezzato le modalità espositive adottate da
Bonello per la costruzione del suo impianto filmico, c’è equilibrio e la
giuste dose di mistero nell’imbastire la rappresentazione di due
vite che non potrebbero essere più distanti e che invece, ad una
lettura più attenta, risultano in stretto dialogo, del resto da una
parte abbiamo Clairvius che senza memoria cerca nell’oblio
l’affetto perduto, e dall’altra abbiamo Fanny che per via di una
delusione amorosa vuole l’oblio per dimenticare l’affetto
provato, e queste due linee si incontrano nel principale motivo di
studio della pellicola: la religione vudù. Non credo ci siano molti
film che si occupano di tale tema sicché, anche solo per questo,
Zombi Child
può meritare il vostro tempo, vieppiù che Bonello innesta
nell’argomento magia-nera (dove ci offre però anche una visione
razionale: la primissima inquadratura vede due mani che squartano
quello che probabilmente è un pesce palla, ebbene, si sostiene che i
casi di zombificazione ad Haiti siano dovuti alla somministrazione
della tetrodotossina, una sostanza tossica contenuta, anche, nei
pesci palla) la contemporaneità dell’oggi attraverso il focus su
una comunità di giovani donne che fanno parte di un sistema
elitario, regolato, tracciato (la rettrice che gongola nello
snocciolare la percentuale di promozioni). È, a suo modo, la
riduzione in scala di un asservimento, di una privazione della
libertà che si consuma in seno alla nazione che della libertà ne ha
fatto uno scudetto da mettere in mostra (salvo poi andare in giro per
il mondo a imporsi su altri popoli). Il collegio come una piantagione
dove i negrieri usano dei lavoratori senza pagarli? No, forse il
collegamento è troppo ardito, se però allarghiamo la lente
ermeneutica e consideriamo la scuola privata una metafora della
società occidentale allora la prospettiva si fa più sfiziosa perché
ok il folclore haitiano e il blitz simil-horror, ma Zombi
Child,
pur senza esprimersi a chiare lettere, lavora nel politico, o
perlomeno dà il via a possibili riflessioni del genere. Come
liberarci dunque? Come poter iniziare una nuova vita? Ah! Chissà,
magari si può cominciare da un abbraccio e... walk
on, walk on, with hope in your heart...
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