Sulla carta Bucharestless
(2011) mi era stato venduto come un poema urbano dedito a catturare
frammenti, ritagli e pezzetti della capitale rumena; interessante!,
ebbi l’ardire di pensare, infatti, come già ripetuto da queste
parti, l’idea di poter estrapolare il cinema dalla realtà mettendo
semplicemente una mdp in mezzo alla vita che ci circonda è un’azione
che intriga perché dimostrerebbe di come il cinema, alla fine, possa
e debba esistere al di fuori di un set cinematografico, per tali
motivi il lavoro di George Dorobanţu ha avuto a priori un certo
appeal nei confronti di chi scrive, ma ovviamente non può che
giungere un “ma” rovesciante le supposizioni pre-visione, diciamo
che il regista da un lato conferma le aspettative, Bucharestless
è effettivamente una sequenza di immagini proveniente da Bucarest
dove l’occhio della camera si infila indiscreto in ogni suo
anfratto scovando tutti i micro-mondi che compongono le aeree
metropolitane, dal formicolare degli esseri umani a quello dei più
piccoli insetti, però Dorobantu sceglie di accompagnare le suddette
immagini con uno spossante tappeto musicale che non lascerà
praticamente mai l’avvicendarsi dei fotogrammi sullo schermo.
È un accorgimento che
non esito a definire suicida, davvero, come può arrivarci il
ritratto di una città se viene manipolato da una componente che non
gli appartiene minimamente? Dove va a finire la corrispondenza
realistica se all’oggetto di studio si appiccica un insulso
orpello? Ve lo dico io quale è l’effetto generato: è, con
le dovuto proporzioni e contestualizzazioni, la medesima stonatura
che si generava dalle produzioni pornografiche degli anni ’80-’90
in cui gli atti sessuali erano spesso “commentati” da musichette
persuasive che non facevano altro che diminuire il tasso di verità
al girato, ecco, quanto succede in Bucharestless è questo:
c’è una paurosa perdita di autenticità in favore di uno scialbo
fluire di immagini + sonoro che sono aridamente tali senza che vi sia
un barlume di profondità a sorreggerle, il punto nodale poi è che
l’album audio-fotografico di Dorobanţu dura come un film normale e
quindi novanta minuti del genere sono un’enormità insostenibile a
meno che non soffriate di insonnia, in tal caso avreste tra le mani
un rimedio infallibile.
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