Il centro dell’opera si situa nella sfera emotiva provata dalle persone ed è carino il collegamento che Abrantes mette in campo per vivacizzare la situazione, in pratica Andy attraverso una scannerizzazione ottica riesce a stabilire lo stato d’animo di chi è nel suo radar visivo, ad un certo punto però è lui stesso a farsi oggetto di analisi perché, semplicemente, si innamora di una ragazzina del posto. Non credo che nelle mire del regista ci fosse l’intenzione di aprire un dibattito a proposito dei confini gnoseologici di un’intelligenza artificiale, tra l’altro il titolo scherza un poco sull’argomento e sull’ambiguità dei sentimenti di Andy, ovvero: una palla di circuiti che ama davvero (?), diciamo che tali riflessioni arrivano più per sforzo interpretativo che per reale trattazione nello schermo, anche perché Abrantes con la riprogrammazione di Coughman approda in un terreno da commedia che lascia qualche perplessità nell’area scritturiale, come se, in una ipotetica visione rovesciata, Louis C.K. finito un suo monologo ingaggiasse un duello con tanto di spada-laser (sì, è un parallelo imbarazzante, chiedo scusa). La svolta in star della comicità per Andy pare mettersi al servizio di una sola necessità: sancire il distacco con Jo ricucito giustappunto nell’happy end (con un dubbio: forse me lo sono perso, ma come faceva il robot a sapere che Jo era proprio lì?), però un’osservazione del genere è coagulata dalle maglie autoriali del lusitano, uno capace di infondere nel film una amabilità che solitamente risiede nei prodotti animati unita ad una balistica sbilenca, a fuoco nel suo non essere a fuoco, anche questa penso sia una qualità.
La vallée - Barbet Schroeder
7 minuti fa
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