Il quesito sfrigola, basta informarsi prima della visione per sapere che Roi Soleil è stata un’installazione artistica tenutasi nel 2017 presso la Galeria Graça Brandão di Lisbona, e l’oggetto che ne è risultato non è altro che il compendio visivo della performance portoghese. Rispetto agli altri lavori di matrice cinematografica quello sotto esame è per volere di Serra il maggiormente “estremo” e radicalizzato, sia nella forma che nel contenuto, due componenti che tendono idealmente ad uno zero assoluto, sebbene, comunque, ci siano. Chiaro che preso singolarmente e decontestualizzato dal suo habitat naturale il film (ma possiamo ancora definirlo tale?) può suscitare un’irritazione derivante da una spocchia che pare fregarsene di chi sta al di qua dello schermo. Ma è il problema di tutta la videoarte che risiede al confine tra il museo e la sala, aggravato poi dal fatto che di solito si ragiona sempre su delle proiezioni che avvengono nell’anello terminale della catena fruitiva, ovvero la seduta casalinga. Senza la cornice preposta, senza un supporto adeguato, l’esperienza si depotenzia, perde la tridimensionalità che avrebbe, certo è che se Serra ha voluto far uscire l’esibizione dal contesto museale un motivo ci sarà, e credo sia esplicitamente autoriflessivo, per cui, tornando alla domande di sopra, ritengo che sì, Roi Soleil è cinema che si pensa, e, per scendere nel particolare, è Serra che si pensa. In pratica onanismo intellettuale d’alta fattura.
Los herederos - Eugenio Polgovsky
57 minuti fa
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