As Mil e Uma Noites
(2015), il ciclopico progetto tripartito di Miguel Gomes, straripante
nel minutaggio, nell’abbondanza narrativa, nella versalità
categoriale, nella natura multilinguistica, non ha, come era
prevedibile, praticamente nulla in comune con il fiabesco classico de
Le mille e una notte, Gomes, comunque non nuovo ad orientarsi
in territori favolistici (ricordiamo A Cara que Mereces,
2004), astrae la fiaba dal suo lungo racconto (e di questo si tratta:
alla fine di ogni capitolo c’è un indice proprio come se
avessimo sfogliato con gli occhi un libro-film) che fa quasi
esclusivamente da contenitore, il quasi è dovuto al fatto che
la realtà proposta è ad ogni modo ingemmata da una
surrealtà che rappresenta il quid pluris dell’opera.
Ma forse è meglio stoppare le chiacchiere e addentrarci subito
nel magma filmico: Inquieto ha nel prologo lungo una
ventina di minuti il manifesto autoriale del regista nato a Lisbona,
Gomes si trova faccia a faccia con la cruda realtà: a Viana do
Castelo, località marina nel nord del Portogallo, i lavoratori
del porto rischiano di essere licenziati a causa della crisi. E lui,
sentendosi in qualche modo eticamente obbligato a presenziare il
dramma dei suoi connazionali, porta il cinema in questa città
del Minho. Ma non sa che fare: probabilmente la Verità è
troppo tragica e l’arte non riesce a fronteggiarla, allora innesta
in una tale cornice sociale un’altra storia, apparentemente
slegata, dove un signore di mezz’età combatte la diffusione
di alcune pericolose vespe asiatiche che stanno decimando le api
autoctone azzerando perciò la produzione di miele. Ecco
un’avvisaglia di ciò che sarà O Inquieto:
un’allegoria (le api come i lavoratori minacciati da forze…
estere), la rappresentazione della Crisi attraverso un registro
liquido che si diffonde in molte direzioni, che oscilla tra l’attuale
e l’inattuale, un film imbizzarrito (Gomes scappa fin da subito
lasciando la pellicola nella furia di una narrazione lievitante)
eppure docile (c’è odore di tenerezza in certi frangenti, ma
non chiedetemi perché).
La polpa di questo primo volume
segue la falsariga del proprio incipit, ossia la coniugazione di uno
studio sul contemporaneo punteggiato da elementi dell’assurdo che
danno slancio, fantastifichizzano, trasformando il tutto in una
scatola cinese di storie nelle storie dentro ad altre storie dando vita ad un
procedimento ludico potenzialmente infinito. La prima novella di
Shahrazād è una geniale metafora della situazione politica
portoghese con un taglio che davvero ciondola nelle zone
cinematografiche più diverse (anche quelle di Lanthimos forse)
e che squaderna un’ironia e un tasso di irrazionalità
indomabili, riuscendo però sempre ad avere un piede ancorato
nell’oggi e allora ecco che il politico tedesco (protagonista di un
flashback che ci riporta a Redemption, 2013) è l’unico
a preoccuparsi dell’inaspettata virilità acquisita a
dispetto dei colleghi lusitani pronti a sfruttare subito la rinnovata
gagliardia. Non poteva esserci una trattazione del debito pubblico
portoghese più originale e più cogente di questa. La
politica fa capolino anche nel secondo racconto dove un gallo della
discordia è al centro di un intrigo legato a delle elezioni
comunali, anche qui si opera nella traslazione: è possibile
vedere nelle sorti del gallo canterino un condannato a morte la cui
legittimità dell’esecuzione è discussa dal popolo,
tuttavia la risoluzione che Gomes fornisce della faccenda è
un’ascesa dolce, un salto bellissimo, inaspettato e rincuorante: il
gallo, intercedendo tramite un giudice che comprende la sua lingua,
ci racconta una storia (un’altra) che sembra la riproposizione in
scala ridotta dell’afflato sentimentale di Tabu (2012), un
triangolo amoroso interpretato da tre bambini che comunicano con il
linguaggio degli sms. Come detto, il ventaglio dei registri è
oltremodo ampio e Inquieto emana il profumo di una
piacevole sensazione: non si sa mai a cosa andremo incontro. Infatti
l’ultimo capitolo, il più “realistico” se così
possiamo dire (di spazio per “altro” ce n’è poco: una
balena esplode e una sirena si spiaggia rantolando), stinge
leggermente l’apparato fantasioso mettendoci nei panni di un
sindacalista a tu per tu con la Crisi Economica: tre testimonianze di
tre persone (quindi sì, ancora una volta dei racconti dentro
al racconto) che potrebbero essere italiane, francesi o spagnole alle
prese con i problemi che ben conosciamo, Gomes si fa sardonico: il
vecchio sindacalista, tormentato dall’incapacità di
risolvere i problemi della gente, si affanna nel sottolineare
l’importanza di presentarsi la mattina dell’1 gennaio 2014 per
compiere il rituale del bagno d’inverno. La mdp di Gomes
posizionandosi sulla battigia riprende per davvero la massa di uomini
e donne che si lanciano nelle fredde acque oceaniche, ma l’autore
espropria il sonoro dalle immagini lasciando un freddo tappeto
sibilante, un vento che sferza ovattato, una sensazione di
inquietudine.
Il primo tassello
dell’opera una e trina di Miguel Gomes si rivela dunque un
magnifico gomitolo di storie che con disinvoltura sa parlare
direttamente al suo spettatore di contemporaneità senza negarci la
possibilità di fertilizzare la nostra immaginazione con
finestre oniriche. È grande cinema. Prossima tappa: Desolato.
Ma quindi si trova da qualche parte? Mica puoi darmi un indizio per la mia ricerca? Te ne sarei grato...
RispondiEliminaSu emule con i sub eng trovi tutti e tre i capitoli. Qualità video buona.
RispondiEliminain sala al momento
RispondiEliminaCerto. E grazie alla Milano Film Network che l'ha distribuito, purtroppo non dalle mie parti ma vabbè.
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