Documentario di costume:
i due registi, Joonas Berghäll e Mika Hotakainen, per il loro
Miesten vuoro (2010) indirizzano l’attenzione
sull’importanza della sauna nel territorio finlandese: è
proprio una questione di capillarità: nel continuo subentrare
di nuovi dialoghi/monologhi anche gli ambienti cambiano di
conseguenza mostrando un’ampia varietà di saune che vanno da
quelle pubbliche situate in città a quelle personali
posizionate a qualche metro dalla propria casa, con, perfino, saune
ad personam tipo cabina telefonica erette nel bel mezzo di una
campagna verdeggiante. La quantità di baracche, capanne,
finanche roulotte adibite a luogo dove rilassarsi, in compagnia o in
solitudine, squadernano l’essenza di quella che se per i nostri occhi
è una normale pratica da SPA per i finlandesi è molto
di più, una tradizione (“sono cinquant’anni che lavo
questa schiena” dice il marito alla moglie nell’incipit), un
rituale, una nicchia di socialità che riguarda tutti: bambini,
uomini, anziani, disabili.
Ponendo qualche timido
dubbio sulla genuinità del dispositivo (chi scrive ha delle
riserve in merito alla veridicità delle persone e di ciò
che raccontano, l’impressione è che le conversazioni e i
loro interpreti non siano completamenti naturali), assistiamo ad un
mettersi a nudo che oltrepassa la mera svestizione, i corpi caduchi e
imperlati di sudore ostentati con dignità sono niente al
confronto delle aperture intime che davvero spogliano gli esseri
umani sullo schermo [1]; ci sono confessioni, ricordi strazianti,
pensieri funerei e a controbilanciare storie di riabilitazione, di
speranza, di amore (e un tizio che ha per amico un orso,
indubbiamente il numero uno). A raccordare i segmenti
portanti del film i due registi incollano scorci paesaggistici da
mozzare il fiato per un prodotto curioso soltanto in superficie:
cambia il set, non le tribolazioni, quelle sono dovunque le stesse.
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[1] Per rimarcare la
condizione quasi sospesa, fetale, degli avventori saunisti, alla fine
ci vengono presentati in sequenza con indosso abiti civili
manifestando il loro esser comune.
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