Nikola decide di
lanciarsi col paracadute da un piccolo aereo, durante la caduta
accade un evento particolare.
Tale evento non brilla di
originalità: trattasi infatti della tipica rivisitazione
esistenziale del predestinato ad una possibile quanto incombente
morte. Ci sono le istanze più pronosticabili: flash
famigliari, lavorativi, sentimentali, e così via. Il regista
serbo Vladimir Djukelic, al tempo ventiduenne visto che Slobodan
pad è datato 2004, si cimenta in un metodo di trasmissione
che perlomeno insaporisce le argomentazioni esposte; ciò che
vediamo dal momento in cui Nikola si getta dal velivolo è un
frenetico collage di analessi dove la mdp si predispone in una
continua soggettiva che ha il compito di impersonificare il
protagonista stesso al quale le persone che popolano la sua vita si
rivolgono, non solo: perché alternati a questi mix di ricordi
Djukelic posiziona una sorta di concilio separato dal flusso di
reminescenza che si colloca in una dimensione a parte dove si
intuisce senza che venga esplicitato a chiare lettere di come la
contrattazione tra questi individui e Nikola infici la possibilità
che quest’ultimo apra o meno il paracadute. Nel suo tourbillon
evocativo il ragazzo non risparmia pensieri personali che mettono in
luce un’indolenza verso il mondo e che in fondo in fondo sono il
succo del corto: per lui suo padre è una falsa figura
autoritaria e la psicoterapeuta viene semplicemente bollata come una
stupida, questo ed altro rivelano un’avversione verso di sé
che delinea uno stato di abbattimento e di disprezzo nei confronti
di… tutto, il che pone Nikola di fronte ad un bivio non da poco.
Se quanto detto vi pare
interessante sappiate inoltre che il film si assembla in un montaggio
a tratti forsennato non privo di un retaggio d’altro cinema (la
pupilla che rapidamente si dilata e la carrellata di immagini
sequenziali ricordano Requiem for a Dream, 2000), in aggiunta
si avvicendano brevi sequenze di vecchi film o cartoni animati con
filmati d’archivio di gente che cammina per strada. Manca un po’ di
professionalità e si sente, certe soluzioni però non
sono completamente da disdegnare, alla fine l’unica affermazione
insindacabile è relativa alla locandina: la parte più
riuscita del prodotto che fa il suo dovere, ovvero abbindolare gli allocchi come il sottoscritto.
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