Compreso tra Elle veut le chaos (2008) e Curling (2010), Carcasses (2009)
è opera estremamente periferica di una filmografia, quella di
Denis Côté, che già di per sé non orbita
intorno all’elementarità preferendo tracciati sghembi,
sovrapposizioni di registri, oscuramenti r(el)azionali.
Ritroviamo qui il
medesimo scenario agreste del Québec
provinciale presente anche in tutti gli altri film del regista, e
ritroviamo parimenti una tendenza a ritrarre l’Uomo in una certa
condizione di isolamento, non solo dal mondo urbano ma anche dai
propri simili. Queste impressioni trovano un recipiente di interesse
nella figura del rigattiere strampalato che accatasta rottami nel
prato attorno alla propria casa; la descrizione che Côté
fornisce di tale personaggio avviene tramite un canale prettamente
documentaristico che scansa qualunque accenno tramico in favore di
una testimonianza oculare volta a raccogliere istantanee esistenziali
del vecchio. Il susseguirsi di riprese in cui vediamo catafalchi
arrugginiti spostati dall’uomo, o quest’ultimo assorto
nell’abitazione ricolma di cianfrusaglie, rendono ardua la visione
per via di un torpore che si diffonde minuto dopo minuto e che
nemmeno il mood bizzarro riesce a mitigare.
Verso metà
proiezione l’autore nato nel New Brunswick decide però di
cambiare rotta e, con una sorta di ribaltamento che potremmo
lontanamente parificare agli impianti teorici che sostentano il
cinema di Miguel Gomes, soffia nel documentario una polvere di
finzione sottoforma di quattro disabili che piombano incoscientemente
nella realtà del robivecchi. Il torpore sopraccitato non è
che subisca tangibili cambiamenti con questa entrata in scena, per di
più data la pressoché totale mancanza di dialoghi tocca
assistere a situazioni tutt’altro che chiare (nel vero senso della
parola: Côté non si lascia sfuggire l’occasione di
offuscare le atmosfere con un macabro quanto misterioso episodio
mortuario) col rischio concreto di sfiorare una seccante insolenza
artistica. Eppure nel modo di fare cinema che caratterizza Côté
è sempre intravedibile una tendenza a voler lasciare
un’impronta precisa su quanto ci viene proposto, ed anche se qui il
cosa non viaggia di pari passo al come, in un’intraprendente
avvicendamento strutturale come quello di Carcasses risiedono
pronostici favorevoli per il futuro.
Questo l'ho tradotto io x AsianWOrld :D
RispondiEliminaMi piacque anche abbastanza, queste le mie impressioni
http://www.asianworld.it/forum/index.php?showtopic=16076
Allora colgo l'occasione e ti ringrazio per il lavoro che fai/fate. E' sempre un piacere dare uno sguardo su Altro Cinema.
RispondiEliminaehehhe grazie grazie ma ti confesso che se non ci fosse stato il tuo blog non mi sarebbe mai venuta la voglia di cimentarmi in questo hobby :D Se riesci recuper Someone Else's Happiness e Kid , entrambi di Fien Troch, ci starebbero a pennello su oltreilfondo ^^
EliminaSegnati :)
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