domenica 7 luglio 2013

Curling

Film eburneo ma solcato da venature tetrissime, funeree: l’ampiezza, la profondità (palcoscenici ideali per l’introduzione del titolo sullo schermo che appare in tutta la sua corpulenza, foto sotto) e in particolare la rarefazione urbana, neve neve neve e qualche casa, un bowling, un motel, con dentro qualche uomo, tracciano una fotografia apparentemente idilliaca; sulla carta questa sperduta landa canadese avrebbe la possibilità di farsi ovattato paradiso in terra, chiuso e purificato dai miasmi dello smog. In siffatti termini la pellicola di Denis Côté datata 2010 sarebbe stata valida al massimo per qualche trasmissione televisiva, sicché il regista instilla gocce di inchiostro sempre più dense: la partenza soft vede un padre che vieta alla figlia di andare a scuola, e non solo: in casa non esiste la tv, l’unica catarsi permessa alla piccola è quella di abbozzare improbabili balletti sulle note di canzoni disco-dance. Sempre più dense, e ancora di più: il procedimento attraverso cui Côté svela gli orrori (e sono davvero tali) disseminati in questo paesino non fa una grinza che sia una, con un gelo pari a quello che caratterizza il luogo, apre nell’ordinarietà esistenziale squarci d’abisso, fenditure che fanno tremare, ma Côté è bravo a non enfatizzare il singolo evento preferendo illustrare la reazione della singola persona di fronte a tali “imprevisti”, ed è qui che il film rivela il suo intrigante nucleo: raccontare nel modo più distaccato possibile, quasi fosse una ricerca etologica, il rapportarsi tra uomo/ambiente, uomo/figlia, uomo/umanità mentre tutto intorno accadono fatti inquietanti.

Negate tutte le strade interpretative (esultiamo per l’assenza di quell’abusata psicologia bignamesca nelle vesti di “spiegazione del disturbo”), delle cause si può anche fare a meno (possibilmente: una madre in prigione, è lì e basta), mentre gli effetti dirompono tacitamente nel tessuto esistenziale, ne diventano parte, con grande sgomento spettatoriale, tramite una mimesi non dissimile alla neve che coprendo tutto rende difficile capire chi è vivo e chi non lo è. Non si tratta perciò di un’indagine mentale con intenti eziologici, è più drasticamente un incidere su pellicola la naturalità (!) degli accadimenti che non ha logica (una tigre?) ma è e basta: le cose succedono e i vari personaggi con una lucidità annichilente controbattono alla variazione, chi infischiandosene (un lago di sangue in una stanza del motel, che sarà mai?), chi rimanendone ammaliati (la morte come comun denominatore della propria vita), chi perseguendo un’inintelligibile condotta (la folle protezione paterna obnubila la ragione).

Il film di Côté si aggira con disinteresse tra i paesaggi imbiancati e (r)accogliendo quanto esposto sopra non si dimentica di caratterizzare un personaggio come Jean-Francois capace di suscitare emozioni più lontane, tanto che da una presa di distanza nei confronti della sua morale aberrante, si passa ad una sottaciuta compassione generata dal suo misero status: un padre incapace di fuggire, un povero cristo a cui restano solo timidi sogni e un po’ di amore preconfezionato. Côté non molla il suo cinismo nemmeno alla fine in cui mostra con noncurante implacabilità come Jean-Francois ha risolto i suoi problemi: impossibilitato a cambiare il mondo intorno a sé, cambia se stesso, almeno esternamente.    

10 commenti:

  1. In arrivo, più poi che prima, la filmografia (quasi) completa di Denis Côté.

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  2. mai sentito, ne ho appena letto bene anche su diverse recensioni su imdb, interessante, Denis Côté sembra uno in gamba

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  3. fico. in quale lido la recherche? please...

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  4. trovato.speriamo vada più veloce.mi hai molto incuriosita.

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  5. Mi ispira molto. Datemi una dritta per la recherche anche sottotitolato: le mie fonti non mi aiutano.

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  6. Trovato anch'io un torrent, però con poche fonti, perciò piuttosto lento.. si accettano sempre altre dritte.

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  7. Ci ho messo parecchio tempo a vedere la filmografia di Côté (tutto tranne due corti e l'ultimissima opera premiata a Berlino), vuoi per esigenze personali vuoi per la difficile reperibilità che già avete riscontrato, però posso dire che non è stato tempo sprecato. Certo, non siamo di fronte ad un autore che scriverà la storia del cinema ma ad esempio Curling (il suo film migliore) non vi lascerà indifferenti. I primi lavori sono un po' sgraziati e acerbi, quello sì, non mancano però le idee e la voglia di ricercare uno stile personale (sempre oscillante tra documentario e finzione). Nos vies privées del 2007 l'ho trovato parecchio interessante. Diciamo che Côté assomiglia ad un Haneke maggiormente dedito alla contaminazione dei registri con un occhio particolare all'ambiente naturale (sempre la provincia canadese).

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  8. Mi è piaciuto, ma non entusiasmato! Apprezzo il mostrare in alternativa allo spiegare, però in questo caso gli spunti intriganti vengono appena appena abbozzati e lasciati tutti lì sospesi: la tigre e tutto il resto...
    Comunque ambientazione e personaggi fuori dal comune per un regista da seguire (ho visto che ha girato altri due film dopo questo).

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  9. please, sub ita ce ne sono? ciao eraser.

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  10. L'Italia è una penisola per cui presumo che di sub italiani ce ne siano parecchi.

    (perdonami, torno nell'ombra)

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