Chi ha letto O Livro
do Desassossego sa che si tratta di
un’opera infilmabile.
Il
densissimo e al contempo frammentario volume di Pessoa scritto sotto
le false spoglie dell’eteronimo Bernardo Soares è un
capolavoro-non-capolavoro colossale narrato in prima persona ricolmo
di contraddizioni, di folgorazioni, di vaneggiamenti, di suggestioni,
di frustrazioni, di visioni: di verità. Alla fin fine, ciò
che cola giù da un testo così camaleontico (dall’anno
della prima edizione, 1982, all’incirca ogni edizione successiva
presenta modifiche rispetto a quella precedente) è l’afflato
pessoano di esorcizzare i propri fantasmi intrappolandoli nella
carta.
La
complessità di pensiero che costituisce la prosa è
innegabile, cosiccome, parere del sottoscritto, la sincerità
con cui il poeta portoghese ha inciso le sue apprensioni, in un
ostinato saliscendi, quasi disperato, circuito arzigogolato di
un’intera vita: la stessa di Pessoa.
Ci
voleva dunque del gran coraggio per traslare sulla pellicola questa
massa inestricabile di parole, e a João Botelho,
autore di quella che lui stesso riconosceva a priori come un’impresa
(link): “davanti a me un film
molto difficile; il più rischioso della mia vita”, va
comunque riconosciuto l’onore delle armi per una sconfitta quanto
mai pronosticabile del cinema nei confronti della letteratura, troppo
grande questo libro, troppo limitata la cornice del video per
contenerlo.
Botelho parte e chiude
bene rappresentando l’incontro tra Soares e Pessoa che ovviamente
non è mai avvenuto, e che altrettanto ovviamente è
avvenuto nella mente del lusitano, e il finale sottolinea questo
lasciando l’ortonimo senza compagnia (non c’era mai stata, forse)
se non quella di una risma inchiostrata. I dolori visivi si accusano
però nella trasposizione del libro, e qui il fatto curioso è
che Botelho non tradisce la scrittura originale, certo ci sono
inserti personali (la sequenza operistica) ma essi non sbilanciano la
figurazione diegetica, e in alcuni passaggi la sceneggiatura diventa
copia carbone dell’autobiografia senza fatti firmata
dall’impiegato Bernardo Soares (“mi fa male la testa perché
mi fa male la testa. Mi fa male
l’universo perché mi fa male la testa”). Questo andamento
pedissequo film-testo che il regista imprime danneggia il primo
perché a prescindere dall’aderenza calligrafica ciò
che Filme do Desassossego importa sgraziatamente dal manoscritto di
partenza è la sua tremenda sconnessione, l’idea che dietro a
tutto non ci sia un disegno ordinato bensì uno scarabocchio
nevrotico, uno zigzagare tra i pensieri di Soares completamente
spalancato, di un libertà viziosa e capricciosa che divelge
ogni lettura oltre l’unica possibile: un soliloquio tanto
incessante quanto segmentato.
A
questo punto può sorgere una domanda: perché nel pesare
il film si addita quel flusso filosofeggiante che in soldoni è
la medesima spina dorsale del libro? La risposta esula dal lavoro di
Botelho e si stanzia
in una diatriba che qui non è il caso di approfondire; lo
scarto che probabilmente è decisivo riguarda il rapporto tra i
due media ed il
lettore/spettatore. Se nel caso del Livro
le riflessioni di Pessoa riescono ad impressionare ciò si deve
alla forma diaristica, alla capillarità e alla ricchezza
descrittiva, alla materialità delle pagine, aspetti che nel
Filme giocoforza non possono
entrare, sicché l’affidamento del tutto alla messa in scena
non riesce a conservare la tensione magnetica delle parole scritte.
quel libro è "irriducibile", si vede la cura di João Botelho, ma aldilà di certe linee bisogna avere il coraggio di non andare.
RispondiEliminaOddio, il mio libro preferito assieme a "Viaggio al termine della notte" e "Moby Dick"! Lo guardo al più presto, sperando davvero che non abbiano torto un capello al mio Pessoa.
RispondiEliminaTorto no, ma...
RispondiEliminaEh, torto no, ma non è il Livro. Visto oggi, che dire? Praticamente mette su pellicola le riflessioni di Pessoa, cosa che, secondo me, gioca a sfavore del film, perché ricalcare Pessoa e non riuscire - hai ragione te, era impossibile - a trasmettere anche solo in piccola parte quello che si riceve leggendo il libro è una sconfitta non da poco; non so, avrei agito diversamente, avrei abbordato Pessoa piuttosto che fare del film una copia-carbone del libro. Poi, va be', il regista pare aver voluto più che altro omaggiare il grande scrittore portoghese, e in questo c'è riuscito. Altroché.
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