martedì 9 luglio 2013

Filme do Desassossego

Chi ha letto O Livro do Desassossego sa che si tratta di un’opera infilmabile.
Il densissimo e al contempo frammentario volume di Pessoa scritto sotto le false spoglie dell’eteronimo Bernardo Soares è un capolavoro-non-capolavoro colossale narrato in prima persona ricolmo di contraddizioni, di folgorazioni, di vaneggiamenti, di suggestioni, di frustrazioni, di visioni: di verità. Alla fin fine, ciò che cola giù da un testo così camaleontico (dall’anno della prima edizione, 1982, all’incirca ogni edizione successiva presenta modifiche rispetto a quella precedente) è l’afflato pessoano di esorcizzare i propri fantasmi intrappolandoli nella carta.
La complessità di pensiero che costituisce la prosa è innegabile, cosiccome, parere del sottoscritto, la sincerità con cui il poeta portoghese ha inciso le sue apprensioni, in un ostinato saliscendi, quasi disperato, circuito arzigogolato di un’intera vita: la stessa di Pessoa.
Ci voleva dunque del gran coraggio per traslare sulla pellicola questa massa inestricabile di parole, e a João Botelho, autore di quella che lui stesso riconosceva a priori come un’impresa (link): “davanti a me un film molto difficile; il più rischioso della mia vita”, va comunque riconosciuto l’onore delle armi per una sconfitta quanto mai pronosticabile del cinema nei confronti della letteratura, troppo grande questo libro, troppo limitata la cornice del video per contenerlo.

Botelho parte e chiude bene rappresentando l’incontro tra Soares e Pessoa che ovviamente non è mai avvenuto, e che altrettanto ovviamente è avvenuto nella mente del lusitano, e il finale sottolinea questo lasciando l’ortonimo senza compagnia (non c’era mai stata, forse) se non quella di una risma inchiostrata. I dolori visivi si accusano però nella trasposizione del libro, e qui il fatto curioso è che Botelho non tradisce la scrittura originale, certo ci sono inserti personali (la sequenza operistica) ma essi non sbilanciano la figurazione diegetica, e in alcuni passaggi la sceneggiatura diventa copia carbone dell’autobiografia senza fatti firmata dall’impiegato Bernardo Soares (“mi fa male la testa perché mi fa male la testa. Mi fa male l’universo perché mi fa male la testa”). Questo andamento pedissequo film-testo che il regista imprime danneggia il primo perché a prescindere dall’aderenza calligrafica ciò che Filme do Desassossego importa sgraziatamente dal manoscritto di partenza è la sua tremenda sconnessione, l’idea che dietro a tutto non ci sia un disegno ordinato bensì uno scarabocchio nevrotico, uno zigzagare tra i pensieri di Soares completamente spalancato, di un libertà viziosa e capricciosa che divelge ogni lettura oltre l’unica possibile: un soliloquio tanto incessante quanto segmentato.

A questo punto può sorgere una domanda: perché nel pesare il film si addita quel flusso filosofeggiante che in soldoni è la medesima spina dorsale del libro? La risposta esula dal lavoro di Botelho e si stanzia in una diatriba che qui non è il caso di approfondire; lo scarto che probabilmente è decisivo riguarda il rapporto tra i due media ed il lettore/spettatore. Se nel caso del Livro le riflessioni di Pessoa riescono ad impressionare ciò si deve alla forma diaristica, alla capillarità e alla ricchezza descrittiva, alla materialità delle pagine, aspetti che nel Filme giocoforza non possono entrare, sicché l’affidamento del tutto alla messa in scena non riesce a conservare la tensione magnetica delle parole scritte.

4 commenti:

  1. quel libro è "irriducibile", si vede la cura di João Botelho, ma aldilà di certe linee bisogna avere il coraggio di non andare.

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  2. Oddio, il mio libro preferito assieme a "Viaggio al termine della notte" e "Moby Dick"! Lo guardo al più presto, sperando davvero che non abbiano torto un capello al mio Pessoa.

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  3. Risposte
    1. Eh, torto no, ma non è il Livro. Visto oggi, che dire? Praticamente mette su pellicola le riflessioni di Pessoa, cosa che, secondo me, gioca a sfavore del film, perché ricalcare Pessoa e non riuscire - hai ragione te, era impossibile - a trasmettere anche solo in piccola parte quello che si riceve leggendo il libro è una sconfitta non da poco; non so, avrei agito diversamente, avrei abbordato Pessoa piuttosto che fare del film una copia-carbone del libro. Poi, va be', il regista pare aver voluto più che altro omaggiare il grande scrittore portoghese, e in questo c'è riuscito. Altroché.

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