È un
vero peccato che in Rete non vi siano (o perlomeno il sottoscritto
non le ha trovate) dichiarazioni di Nikolay
Khomeriki
a proposito della sua creatura Ledokol
(2016), saremmo infatti molto curiosi di sapere perché un regista
come lui che fino a quel momento aveva intrapreso una via artistica
lontana da certi schemi decida di buttarsi a capofitto nel mainstream
confezionando un’opera che potrebbe, o vorrebbe, fare il paio con i
disaster-movie statunitensi. Ok, probabilmente non c’è granché di
imperscrutabile dietro se non il copioso tintinnare dei rubli
confluiti nel conto corrente di Khomeriki
(anche se pare che gli incassi complessivi non siano stati
esorbitanti), però parliamo di uno che pur avendo un curriculum
piuttosto scarno può “vantare” oggettini abbastanza ricercati
come Nine Seven Seven
(2006)
o Tale in the Darkness
(2009),
oltre che Heart’s
Boomerang
(2011, non visto ma dalle immagini non sembra una pellicola da
multisala) e una partecipazione attoriale in uno dei film più weird
visti negli ultimi anni: Rita’s Last Fairy Tale (2012),
ma niente, è evidente che Khomeriki non ha voluto interpellare la
sua coscienza autoriale una volta accettato il progetto, sicché il
risultato finale, un blockbuster russo ma pur sempre un blockbuster,
non potrà mai trovare il vostro apprezzamento se voi
avete una coscienza
spettatoriale che, al contrario dell’esimio Nikolay, è opportuno
chiamiate in causa di fronte a torture cinesi spacciate per cinema.
Che
cosa The Icebreaker si
prenda la briga di raccontare è una storia tratta da fatti realmente
accaduti nel 1985 (fa sempre ridere questa espressione sottolineata
anche sulla locandina, come se finzionalizzare la realtà sia un
marchio di garanzia, cosa che invece è l’esatto opposto) quando
una nave rompighiaccio sovietica rimase intrappolata tra i ghiacci
del Polo Sud. Khomeriki decide di partire in quarta
spettacolarizzando subito l’impatto tra l’imbarcazione ed un
gigantesco iceberg, l’uso di computer grafica è massiccio e forse
nemmeno di livello eccelso (dei dubbi sull’effettiva consistenza
del bestione glaciale rimangono), a controbattere c’è una certa
fluidità presente anche durante i momenti più concitati (il finale
sull’elicottero) che attesta un tasso di professionalità nella
media. Oltre al mero impatto effettistico è però il comparto
narrativo che proprio non lega con chi guarda, essere testimoni delle
manfrine politiche dietro la vicenda del prolungato incagliamento è
un’esperienza tutt’altro che esaltante al pari dei tenui sviluppi
relazionali all’interno dell’equipaggio. Inutile farla troppo
lunga: in prodotti del genere, e non è tanto importante quale sia la
loro bandiera di appartenenza, manca un’anima, un cuore, un centro
irradiante, la scrittura, elemento basilare per questo cinema, è
guidata da un pilota automatico che imposta sia il procedere tramico
che gli interpreti in gioco su binari di cui si conosce a monte la
destinazione.
È
probabile che non essendo figlio dell’universo russo io possa aver
mancato dei riferimenti storici (siamo alle soglie della perestrojka,
ce
lo rammenta
il faccione di Gorbačëv
sul quotidiano sfogliato da un marinaio), tanto che in una recensione
(link) viene avanzata l’ipotesi che i due capitani, ovvero le
principali figure del film a cui vengono appioppate le correlate, e
inessenziali, derive sentimentali, rappresentino il conflitto
all’interno del Partito Comunista all’epoca del tramonto
dell’URSS, c’è poi un dato nostalgico (cfr. di nuovo il commento
succitato) che pervade sotto varie forme il girato, parliamo di
inezie come la presenza del cubo di Rubik che ha forse un certo ruolo
simbolico (perché il giovane comandante va a recuperarlo nella
neve?), i maglioni vintage indossati dalla ciurma o la parentesi di
battaglia navale d’antan. Il perché di questo sguardo rivolto al
passato (che il regista aveva già proposto con ben altri risultati
in Nine
Seven Seven)
onestamente sfugge, o comunque si appiattisce, al pari dell’eventuale
sottotesto storico, in un involucro piallato dai dogmi commerciali.
Spero ad ogni modo che Khomeriki continui così, lui diventerà più
ricco e io potrò depennarlo dalla lista per fare spazio ad altri
suoi colleghi più meritevoli d’attenzione.
Nessun commento:
Posta un commento