martedì 5 giugno 2018

Psubrat

Breve storia di: un ragazzino polacco, bande di quartiere e amori impossibili.

Tra i cortometraggi più insulsi che mi siano mai capitati sotto gli occhi, Psubrat (2013) - che in italiano vorrebbe dire “farabutto” (almeno così sentenzia Google Traduttore) - di Maria Zbaska potrebbe essere una sorta di remake di Męska sprawa (2001), stesso focus (l’adolescenza in una Polonia difficile) e pressoché stessi addendi per arrivare ad una somma simile (i branchi di delinquentelli, il rapporto complicato coi genitori), però… chebarbachenoia, il lavoro della Zbaska non dovrebbe nemmeno essere definito lavoro, perché viaggiare col pilota automatico non è guidare né ricalcare una figura è disegnare: qui non si tratta di cinema, per carità!, bensì di modello di default con i suoi predeterminati ingredienti. Probabilmente non vale nemmeno la pena indignarsi verso un susseguirsi di stereotipi di tal fatta, da dove ci troviamo ora (è chiaro: chi legge è quassù con me), aborriamo una delle usuali contrapposizioni tra il bullo di turno che spacconeggia sui più deboli (guarda caso proprio la coppia di fratelli protagonista), che ruggine in questi meccanismi! Che fastidioso e prolungato stridio nello sviluppo della situazione!

E dire che forse la partenza non era stata nemmeno così male con un finto filmino natalizio che tratteggiava un’atmosfera non proprio festosa nonostante il periodo dell’anno, insomma si poteva pensare ad un avvertimento, cosa che è perché ci fa vedere di quanto il Natale fosse squallido in quella famiglia, peccato che la dritta oltre ad arrivare subito si inabissa presto nelle sabbie mobili dell’ovvietà, e non bastano piccoli accorgimenti tecnici come i ralenti (sant’iddio, sono la cosa più insopportabile del mondo) o la melliflua visuale soggettiva di quando entra in scena la tizia orientale, a Psubrat servirebbe una rifondazione concettuale molto più profonda per poter essere catalogato perlomeno come vedibile. Ma di un avviso del genere a Maria Zbaska non credo possa importare granché…

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