Il padre è uno dei tanti
omini che abusano della propria moglie. Ad un certo punto il
figlioletto decide che è giunto il momento di vendicarsi.
Beast (2009),
presentato a Locarno ’09 e passato anche al Giffoni ’10, è
un’ennesima mediocrità narrativa che si materializza sullo
schermo, ed il problema, al pari di tutti i suoi simili, è
essenzialmente uno: la narrazione. Questo flusso incanalato di dati
unito al preciso ordine espositivo appiattisce gli ingredienti
drammatici del corto, li standardizza e di conseguenza li
deprezza, ed è un peccato poiché credo che il cinema possa e
debba affrontare tematiche sociali molto urgenti come il femminicidio
per aumentare il tasso di sensibilità verso l’argomento, ma con un
lavoro del genere, firmato dal danese Lars Pedersen, il rischio è di
provocare un sentimento opposto. Veramente scarso l’apparato
psicologico ridotto ad una standardizzazione delle interazioni
ruolistiche: papà cattivo cattivo, mammina e bimbo vittime della
suddetta cattiveria. È obiettabile il fatto che in pochi minuti a
disposizione risulta oggettivamente complicato fornire uno spessore
concettuale alla storia, allora io dico a Pedersen e a tutti gli
altri registi che si ostinano a finzionalizzare la scena: fate
dell’altro! Cercate altre vie di trasmissione, ce ne sono così
tante! Accontentarsi del banale racconto razionale non rende Beast
troppo diverso da una fiction televisiva dove la necessità di porre
ogni virgola e ogni accento nel proprio discorso è il fine supremo
di chi dirige la baracca, a ciò si aggiunge il bisogno di enucleare
un processo di rivalsa che conduce i due martiri al sicuro, tutto
accade con una superficialità preoccupante e si subodora la
costrizione di una scrittura accomodante che fa compiere al bimbo un
gesto su cui si può anche discutere, ma, per chi scrive, senza che
si traggano conclusioni positive.
Per coincidenza Beast
ha uno short omonimo (Beast, 2011) con il quale non
solo condivide il nome ma in parte l’ambientazione (in ambo i
lavori le abitazioni sono ubicate in aperta campagna) e soprattutto
la tematica portante, ossia la violenza degli uomini nei confronti
dei più deboli e indifesi. Per non farsi mancare nulla anche i
difetti sono identici al punto che i miei due commenti potrebbero
tranquillamente sovrapporsi che niente cambierebbe.
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