Potere dell’iterazione: tutto cambia, niente cambia.
Il cortometraggio dell’olandese Michael Dudok de Wit che gli valse un Oscar nel 2001 riassume dentro otto indimenticabili minuti la vita di una figlia che aspetta il proprio padre.
La ripetizione del gesto (lei che continua a presenziare sul luogo del distacco) si accompagna alla mutazione progressiva del tempo (lei che invecchia), così abbiamo a che fare con una continua transizione verso i successivi passaggi della vita e allo stesso tempo una sedimentazione del sentimento. Il tempo passa ma l’amore verso il padre no, e la ruota della bici diventa manifesto di una perenne ciclicità.
Il tratto essenziale dell’autore squaderna il cuore delle cose, spoglia, sottrae, sfronda.
La china disegna su un fondale color autunno il minimo indispensabile: due alberi sfumati, una linea che si fa terreno da percorrere in bicicletta, dei ghirigori che diventano acqua da contemplare speranzosi.
La musica è in totale sintonia con le immagini e prende lo spettatore per mano in un frammento filmico che contiene la sintesi sublime del concetto di malinconia.
Malinconia che si tramuta in commozione nell’impareggiabile finale che sfugge ad ogni tentativo di descrizione.
Father and Daughter: lacerante Capolavoro.
Il cortometraggio dell’olandese Michael Dudok de Wit che gli valse un Oscar nel 2001 riassume dentro otto indimenticabili minuti la vita di una figlia che aspetta il proprio padre.
La ripetizione del gesto (lei che continua a presenziare sul luogo del distacco) si accompagna alla mutazione progressiva del tempo (lei che invecchia), così abbiamo a che fare con una continua transizione verso i successivi passaggi della vita e allo stesso tempo una sedimentazione del sentimento. Il tempo passa ma l’amore verso il padre no, e la ruota della bici diventa manifesto di una perenne ciclicità.
Il tratto essenziale dell’autore squaderna il cuore delle cose, spoglia, sottrae, sfronda.
La china disegna su un fondale color autunno il minimo indispensabile: due alberi sfumati, una linea che si fa terreno da percorrere in bicicletta, dei ghirigori che diventano acqua da contemplare speranzosi.
La musica è in totale sintonia con le immagini e prende lo spettatore per mano in un frammento filmico che contiene la sintesi sublime del concetto di malinconia.
Malinconia che si tramuta in commozione nell’impareggiabile finale che sfugge ad ogni tentativo di descrizione.
Father and Daughter: lacerante Capolavoro.
Fine delle trasmissioni, ci si legge nel nuovo anno.
RispondiEliminaCome si dice in questi casi: buona fine, e buon principio.
Eraser, questo sembra proprio una chicca.
RispondiEliminaDevo recuperarlo.
Ti ruba al massimo 8 minuti del tuo tempo, lo trovi su youtube!
RispondiElimina... precisamente qui: http://www.youtube.com/watch?v=HQfOFVMth5Q
RispondiEliminaIo non lo riguardo perché non ne ho la forza :'(
auguri!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminail film che ho postato nel blog e di cui mi hai chiesto si intitola "il salaire de la peur", del 1953, vincitore a Cannes,in italiano mi pare sia "vite vendute"..lo trovi con sottotitoli..il regista si chiama Henry Georges Clouzot(1907-1977)...te lo consiglio.
RispondiEliminaA buon rendere ;)
RispondiEliminaEraser, l'ho visto stasera.
RispondiEliminaBellissimo.
Mi ha riportato alla mente l'incipit altrettanto bello di Up.
Ne parlerò prossimamente dalle mie parti.
Molto contento per l'apprezzamento, ma data la levatura del prodotto credo sia una conseguenza naturale.
RispondiEliminaUp l'ho visto di recente ma al momento non ricordo il prologo!
bellissimo! davvero toccante, perfetto nel suo minimalismo.
RispondiEliminaColgo l'occasione per augurarti buon anno!
Grazie J., anche a te!!
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