Un macchinario tramuta la spazzatura in cibo.
L’altra spazzatura, quella che comanda, se ne appropria in maniera autoritaria.
Sul sito del Cinema Azzurro Scipioni N.P. il segreto (1971, ma sulla data di produzione ci sono pareri discordanti) viene definito come il film meno personale di Agosti (link). Nulla di più facile, pur non avendo una panoramica completa della sua carriera si evince agilmente che i territori fantascientifici non sono nelle corde del regista lombardo, è pur vero però che la declinazione data del genere non si prefigge l’obiettivo di raccontare mondi futuri lontanissimi, bensì di lavorare sul presente in chiave metaforica, usando la fantascienza come contenitore atto ad esacerbare le magagne sociali al tempo degli anni di piombo.
Abbandonando, per una volta, la critica al sistema ecclesiastico che ritornerà in maniera più o meno incisiva in molti dei suoi film, Agosti opta per una storia distopica che comunque mantiene un discreto livello di causticità. L’idea che dà il là a tutto è intrigante, cosiccome le vicissitudini del Presidente che in poco tempo diventa uno smemorato senza arte né parte. Purtroppo a causa sia di motivazioni diegetiche, l’occhio attuale difficilmente accetta un film così “impreciso”, che di motivazioni extra-film, l’unica copia rinvenibile in rete è in pessime condizioni, una certa confusione depotenzia l’opera, e per confuso si intende un dosaggio non oculato delle varie componenti filmiche che nella globalità si offrono ancora più agèe di quanto ci si potesse aspettare.
Nonostante l’antiquariato estetico, alla fine della favola il precipitato concettuale arriva bello integro sul nostro piatto, tanto che gli ultimi venti minuti rivelatori dell’inghippo perpetrato da chi detiene il potere sono l’ennesimo attentato agostiano ai pilastri della società. La messa in scena della povertà spirituale (la catena di montaggio con le ostie, le confessioni via telefono) obbliga il cittadino a credere soltanto in chi lo governa (le persone in fila felici di prendere il sussidio), ma di contro coloro che comandano strumentalizzano il popolo per i loro affari. E questa è una conclusione traslabile anche oggidì, purtroppo.
Al di là dei limiti insiti, i primi film di Agosti sono degli esemplari cinematografici che nella povertà di mezzi manifestano una ricchezza contenutistica capace di abbracciare non solo l’epoca in cui sono ambientati, ma anche la nostra.
L’altra spazzatura, quella che comanda, se ne appropria in maniera autoritaria.
Sul sito del Cinema Azzurro Scipioni N.P. il segreto (1971, ma sulla data di produzione ci sono pareri discordanti) viene definito come il film meno personale di Agosti (link). Nulla di più facile, pur non avendo una panoramica completa della sua carriera si evince agilmente che i territori fantascientifici non sono nelle corde del regista lombardo, è pur vero però che la declinazione data del genere non si prefigge l’obiettivo di raccontare mondi futuri lontanissimi, bensì di lavorare sul presente in chiave metaforica, usando la fantascienza come contenitore atto ad esacerbare le magagne sociali al tempo degli anni di piombo.
Abbandonando, per una volta, la critica al sistema ecclesiastico che ritornerà in maniera più o meno incisiva in molti dei suoi film, Agosti opta per una storia distopica che comunque mantiene un discreto livello di causticità. L’idea che dà il là a tutto è intrigante, cosiccome le vicissitudini del Presidente che in poco tempo diventa uno smemorato senza arte né parte. Purtroppo a causa sia di motivazioni diegetiche, l’occhio attuale difficilmente accetta un film così “impreciso”, che di motivazioni extra-film, l’unica copia rinvenibile in rete è in pessime condizioni, una certa confusione depotenzia l’opera, e per confuso si intende un dosaggio non oculato delle varie componenti filmiche che nella globalità si offrono ancora più agèe di quanto ci si potesse aspettare.
Nonostante l’antiquariato estetico, alla fine della favola il precipitato concettuale arriva bello integro sul nostro piatto, tanto che gli ultimi venti minuti rivelatori dell’inghippo perpetrato da chi detiene il potere sono l’ennesimo attentato agostiano ai pilastri della società. La messa in scena della povertà spirituale (la catena di montaggio con le ostie, le confessioni via telefono) obbliga il cittadino a credere soltanto in chi lo governa (le persone in fila felici di prendere il sussidio), ma di contro coloro che comandano strumentalizzano il popolo per i loro affari. E questa è una conclusione traslabile anche oggidì, purtroppo.
Al di là dei limiti insiti, i primi film di Agosti sono degli esemplari cinematografici che nella povertà di mezzi manifestano una ricchezza contenutistica capace di abbracciare non solo l’epoca in cui sono ambientati, ma anche la nostra.
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